Legambiente Molise ribadisce quanto già detto da Legambiente Abruzzo: “Un’opera inutile in quanto non strategica, di nessun interesse pubblico e non in linea con gli obiettivi della strategia energetica nazionale”
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha emanato, il 25 giugno 2018, il Decreto di Autorizzazione per il gasdotto Larino – Chieti, un’opera il cui tracciato ha una lunghezza di 110 km e che attraverserebbe tre province – Campobasso, Chieti e Pescara – interessando 26 comuni e soprattutto numerose aree protette, nonchè l’area archeologica di Montenero. L’area del tracciato interessa inoltre 16 SIC (Siti di Interesse Comunitario) e 1 ZPS (Zona di Protezione Speciale), aree fortemente sensibili sia dal punto di vista naturalistico-paesaggistico che dal punto di vista del dissesto idrogeologico. Da un punto di vista strategico, inoltre, l’opera non è in linea con la Strategia Energetica Nazionale che prevede la totale decarbonizzazione entro il 2025, con il raggiungimento del 55% dei consumi energetici da fonti rinnovabili. “Non riusciamo ancora a capire la necessità di realizzare un’opera così impattante dal punto di vista ambientale e altrettanto inutile dal punto di vista della pubblica utilità – dichiarano da Legambiente Molise – Il gas naturale può essere una soluzione per permettere una transizione energetica verso un futuro rinnovabile ma non deve essere il tappo che ferma lo sviluppo della produzione di energia da fonte rinnovabile.
Altro elemento non trascurabile riguarda il rischio idrogeologico. Le aree interessate sono, per circa il 13% del tracciato, a forte rischio, come più volte comprovato, nel corso dei decenni, dai tanti e a volte vasti movimenti franosi verificatisi nell’indicata area molisana. In più non è da sottovalutare il rischio sismico indotto che si presenta con l’estrazione e lo stoccaggio del gas-metano. Il sottosuolo, infatti, viene sottoposto, alternativamente, nel corso dell’anno, ad un continuo alternarsi di rigonfiamento, ad opera della pressione impiegata per l’immagazzinamento e la successiva contrazione durante il periodo di estrazione, in condizioni, cioè, del tutto innaturali e quindi di difficoltoso controllo.
“Facciamo appello – concludono da Legambiente Molise – ai parlamentari molisani affinché mettano in campo tutte le azioni necessarie per fermare quest’opera di cui né il Molise, né l’Abruzzo sentono il bisogno”
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