Dall’omelia per la Messa Crismale Presieduta dall’arcivescovo di Campobasso –Boiano S.E. Mons. GianCarlo Bregantini.
Si è svolta a Boiano, mercoledì 28 marzo, nell’antica cattedrale, la Santa Messa Crismale per la benedizione degli Olii Crismi. Accolto dal calore e dall’affabilità del parroco dell’antica Cattedrale, don Rocco di Filippo, il vescovo Bregantini ha ricordato l’importanza degli eventi che, attraverso la memoria storica, hanno segnato la storia del territorio nella bellezza dei luoghi sacri.
Un tratto distintivo per il Molise e il Molise sacro che mai va dimenticato ma, anzi, valorizzato. Tra le date da ricordare, infatti, il vescovo Bregantini, ha menzionato la ricorrenza del 75° anniversario della ricostruzione dell’antica Cattedrale. Una nota storica cita che “Durante i bombardamenti della II Guerra Mondiale nel 1943, l’edificio venne fortemente rovinato, si salvarono il presbiterio e il campanile. Tutti gli affreschi andarono in rovina. La chiesa fu ricostruita nelle parti andate distrutte e riconsacrata dal vescovo Alberto Carinci nel 1948”. Per questo, il prossimo 24 agosto, festa del santo patrono della diocesi san Bartolomeo Apostolo, ci sarà una grande celebrazione. Un’attenzione pastorale, sociale e culturale al territorio emersa nell’omelia della Messa Crismale del 28 marzo, nella quale il vescovo Bregantini, rivolgendosi soprattutto ai parroci della diocesi, forte punto di riferimento dei piccoli comuni del Molise, li ha esortati ad una “perenne missione pastorale” a partire proprio dagli spazi dei piccoli comuni. “Crescere e raccogliere! Questa la nostra perenne missione pastorale- ha detto Bregantini – Portare speranza dove c’è disperazione; offrire tanto ascolto al cuore frettoloso della nostra gente; allargare gli orizzonti spesso limitati della nostra gente ; allargare gli orizzonti spesso limitati dei nostri piccoli paesi, piccoli come Nazaret”.
L’attenzione del territorio in una dimensione sociale e pastorale si pone là dove in quella sinagoga il Cristo ha iniziato la sua missione di SALVATORE, per una salvezza integrale, che unisce cielo e terra. Che legge la parola in Piedi, con cura aprendo il rotolo con esperienza, come sempre faceva, ogni suo sabato, davanti alla gente con cui era cresciuto. Nazaret è un pezzetto dei nostri paesi. Ivi Gesù era cresciuto. Tra mille attenzioni. Con la dignità di un lavoro. L’amore di una famiglia. Una famiglia come le nostre: un piccolo paese, una coppia affiatata ma anche provata nella fede, la dignità di un mestiere, la forza nella prova… anche noi siamo chiamati a vivere. Soffrire per comprendere chi soffre. Sperimentare la fragilità e la precarietà, per poter accompagnare i giovani, che con la loro fatica stanno costruendo il futuro. Crescere anche noi, come a Nazaret. Con la nostra gente». E al clero diocesano Bregantini ha ricordato l’importanza della missione di un prete attraverso la testimonianza del suo operato a contatto con la gente.
“Non faccio il prete ma mi sento prete” perché “Un prete contento cambia il paese, dona la possibilità di capire e di aprirsi al nuovo, non si scompone nemmeno per i risultati elettorali o davanti alle sfide dei giovani di oggi. Con le tre grandi domande “che pensano veramente i giovani? chi sono? E dove vanno? Quale la loro vocazione, cioè la loro strada? e quindi come accompagnarli. Un prete dal cuore contento, è attrattivo. Punta sul positivo. Un cuore contento sa trovare il bandolo della matassa, nella vita sua e del suo popolo. L’eucarestia è l’antitodo alla tristezza, è la parola. Un cuore grande è un cuore che si stupisce, che si illumina. Un prete come Maria fa le cose grandi, magnifica, apre il cuore. Perché Magnificare vuol dire allargare il cuore. E infine la grazia di avere quattro luoghi di formazione vocazionale, 40 giovani. Quattro luoghi sono una presenza grandissima. Il sì di Maria è il sì del Cristo Risorto perché un prete gioioso è difficile da manipolare! Se si blinda il cuore si raffredda la carità».