Prima o poi bisogna fare quello che gli americani chiamano un “reality check”. Ossia prendere atto della realtà. Ed è quello che, forse, stanno facendo i mercati finanziari. La Grecia è fallita e non poteva essere diversamente. Sperare di riprendersi subito i 330 miliardi prestati ad Atene, spremendo oltri i limiti usurai un’intera popolazione già devastata dai sistemi di riscossione crediti tedeschi (molto simili a quelli di una qualunque gang criminale di media tacca) è una semplice utopia. Il sistema del sovraindebitamento, del soldo facile sta per finire e la Grecia ne è solo il primo step. Ma la trojka, le grisaglie che governano il mondo finanziario cercano disperatamente di evitare la parola “default”. Perchè la situazione della Grecia è la stessa dell’Italia, del Portogallo, della Spagna e della Francia. Ed è la stessa situazione di gran parte delle banche mondiali, piene di titoli di debito, spesso di stati sovrani, che non valgono una beneamata minchia. Titoli sui quali operano magari derivati che valgono il nulla al quadrato. E se si cominciano a chiamare le cose con il loro nome, se la Grecia fallisce l’onda d’urto potrebbe travolgere, da subito, l’intero sistema oligarchico finanziario che ci governa. Se vogliamo capire la questione la finanza mondiale è diventata un’enorme, estesa catena di Sant’Antonio. I soldi che girano servono a pagare gli interessi ai primi anelli della catena ma nulla di più. La catena di Sant’Antonio salta quando ad un punto qualcuno vuole uscire dal gioco e richiede indietro il capitale prestato, come sta avvenendo con la Grecia in questi giorni. E allora si vede che il capitale semplicemente non c’è, non esiste. E allora slata tutto, stati sovrani, banche, organismi regolatori e quant’altro. Ecco perchè non si vuol far fallire la Grecia, per continuare la catena di Sant’Antonio in cui tutti sembriamo ricchi e in cui i nostri soldi fruttano tanto. Ma le cose non stanno così, purtroppo e la bolla prima o poi si sgonfierà. Per quanto riguarda il mercato italiano il segno meno è pesante, con il FtseMib che cede oltre un punto percentuale. Tra l’altro l’Italia si trova a fare i conti non solo con li bluff Grecia ma anche con quello Renzi, il bullo fiorentino che comincia a perdere un’elezione dopo l’altro e nello spirito classico dell’italiano medio, da vero leader chiosa, “non è mica colpa mia”. In questa situazione perfino lo spread narcotizzato dai poteri forti risale a 146 mentre il cambio con il dollaro è a 1,12. (Pietro Colagiovanni)
Mercati finanziari/L’immensa catena di Sant’Antonio della finanza mondiale
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