Dopo cinque settimane riapre la Borsa di Atene, mentre la Cina continua ad impensierire gli investitori di tutto il mondo. Sembrano questi i pilastri portanti dei mercati in questo agosto abbastanza deserto e, causa caldo, con le spiagge piene. Temi importanti utili però più che altro ad ingannare i vuoti estivi. I nodi veri sono altri, e seguono il loro lento corso. Quello più importante chiama in causa l’egemonia del sistema economico e politico americano. Nonostante leadership appannate (se non pessime, vedi George Bush) gli Stati Uniti controllano ancora saldamente lo scenario mondiale. Il loro apparato militare, nonostante il riarmo cinese e russo, resta sempre di gran lunga quello più forte e quello che spende di più ogni anno, la loro economia resta quella che plasma, per il tramite della grande finanza, le economie e i mercati mondiali. La loro rete diplomatica e politica indirizza e incanala, direttamente o indirettamente, la politica e la rappresentanza politica di mezzo mondo. Gli accordi con Cuba e con l’Iran testimoniano della pratica impossibilità di contrastare o contestare questa egemonia. La spettacolare capacità di innovazione tecnologica portano gli Stati Uniti a stare sempre un passo avanti. L’esempio del costo energetico, crollato negli ultimi tempi ne è l’esempio. Il costo del petrolio si è praticamente dimezzato a causa di una scoperta tutta americana, quella che permette l’estrazione del petrolio dalle roccia, il sistema del cosiddetto fracking. Ebbene pochi sanno che il meccanismo del fracking è stato messo a punto da un ingegnere americano dopo venti anni di tentativi tutti fallimentari. E pochi sanno che in questi venti anni all’ingegnere creativo e innovativo non sono mai mancati i finanziamenti, milionari, per le sue ricerche. Gli Stati Uniti sono così e per questo vincono. Oggi sono tornati autosufficienti dal punto di vista energetico e, addirittura, esportatori di gas naturale (il fracking estrae sia petrolio che gas naturale). Eppure questa supremazia, questo equilibrio durerà ma non è privo di rischi. E per quanto riguarda l’Europa, causa una leadership del tutto inadeguata e la mancanza di meccanismi di sistema così potenti come quelli americani, il rischio è duplice. Inadeguati e impoveriti alla mercè degli Stati Uniti, rischiamo però la polverizzazione in caso di fine della egemonia americana. Insomma poveri noi. Ma intanto c’è Renzi e il caldo. E nel frattempo i mercati non ci pensano: Mibtel poco sopra la parità, cambio euro dollaro a 1,09 spread inabissato a 110 (quando si dice l’amico americano) (Pietro Colagiovanni)
Mercati finanziari/ Quando è importante l’amico americano…
Commenti Facebook