La manovra di Bilancio che la prossima settimana sarà esaminata dal Consiglio Regionale è pari a 1.749.035.127 euro, a cui bisogna sottrarre 319.316.420 euro come Fondo Accantonamento per un importo complessivo di 1.419.538.937 euro che è la somma delle spese correnti, delle spese in conto capitale, delle partite di giro e del rimborso muti e prestiti.
Gli importi trasferiti dallo Stato sono pari a 719.050.077 euro per la Sanità, 31.810.920 euro per i trasporti, 25.387.437 euro per l’ambiente, 58.526.642 euro per la quota annua del Fondo Sviluppo e Coesione, 9.232.669 euro per le Politiche Sociali, 6.112.121 euro per i finanziamenti europei 2014-2020, e 815.000 euro tra fondi per la coltivazione idrocarburi e la cooperazione.
Tolte le spese vincolate e le partite di giro, i fondi a libera destinazione su cui si sviluppa il confronto con il partenariato, le istituzioni locali, le associazioni e tra le forze politiche, sono pari a 144 milioni di euro che in realtà sono per la quasi totalità già vincolati a spese obbligatorie.
Infatti ai 144 milioni bisogna sottrarre 25 milioni di rimborso mutui e prestiti, 9.883.000 euro per le restituzioni del disavanzo sugli accertamenti dei residui passivi pregressi, 1.938.825 euro per restituzione di parte dei debiti sanitari posti a carico del bilancio regionale, e 4.647.375 euro per accantonamenti fondi ex legge 118/2011.
Sottratti i ratei per i debiti pregressi, restano 100 milioni di euro destinati per 38,5 milioni agli stipendi del personale, 5,3 milioni al cofinanziamento annuo di fondi europei, 4,2 milioni ad altre spese sanitarie, 7,7 milioni ai trasporti, 10,6 milioni agli Enti sub-regionali, 1,8 milioni tra Molise Dati e altri servizi informatici, 7,7 milioni per la centrale unica di committenza, 1 milione per l’editoria, 1 milione per l’emergenza neve, 2 milioni ad altri Enti e Fondazione Molise Cultura, 2,3 milioni all’Avvocatura, 550 mila euro alla Protezione Civile, 5,7 milioni al Consiglio Regionale e 4,7 milioni alla Giunta Regionale.
Tolte queste assegnazioni obbligatorie non restano che residui insussistenti per qualsiasi tipologia di intervento, pianificazione e programmazione istituzionale. Se si mette a confronto il Programma Elettorale di Legislatura sottoscritto dalle nove formazioni politiche che diedero vita alla coalizione nel 2013 e la Manovra di Bilancio per il 2017, si rende irrinviabile una riflessione più ampia sul ruolo delle regioni nel nostro paese, sulle difficoltà aggiuntive che si sono scaricate sulle regioni dopo lo svuotamento delle Province ed i forti tagli ai bilanci dei Comuni, e sulla fuga dello Stato dalle aree interne che ha accentuato il disagio ed il senso di isolamento di intere comunità collocate in particolare nelle zone montane e collinari.
Agli effetti devastanti di riforme sbagliate come quelle che hanno riguardato il Corpo Forestale dello Stato, le Province e l’accentramento di personale, mezzi, funzioni e risorse nelle aree metropolitane c’è da aggiungere una riflessione sulla crisi della rappresentanza politica e dei partiti che hanno rinunciato a confrontarsi sui nodi del riordino amministrativo, delle riforme e delle innovazioni inserite nel Programma di Legislatura 2013-2018.
Nei momenti di crisi occorre più politica e non meno politica, più confronto e più ascolto reciproco con la capacità di cogliere in positivo tutti i contributi delle forze che compongono la coalizione, al fine di individuare nel limite delle condizioni di contesto ogni opportunità di crescita e di sviluppo possibile per il nostro territorio.
Michele Petraroia