Mancato adeguamento delle infrastrutture : Il Mezzogiorno ed il Molise meritano rispetto

Come accaduto nel Belice, a Sarno, a San Giuliano di Puglia e a L’Aquila, anche per il disastro ferroviario di Andria, dopo le prime ore di dolore, ci si ingegna a dare in pasto all’opinione pubblica l’ultimo anello della catena. Sarà la Magistratura ad individuare e perseguire le responsabilità penali su una tragedia immane che poteva e doveva essere evitata, ma la scorciatoia delle classi dirigenti centrali di scaricarsi di dosso le responsabilità etiche attraverso la collaudata tecnica di gridare all’untore di turno, non è rispettosa nei confronti di un Sud dimenticato, accantonato e umiliato, da politiche governative che dalla metà degli anni ottanta hanno finanziato di tutto e di più nel Centro-Nord sotto la pressione leghista a danno del Mezzogiorno. Basta recarsi nel Veneto, in Piemonte, in Lombardia o in Emilia-Romagna e salire su un treno regionale per rendersi conto che non ci si trova in Calabria, in Campania o nel Molise. Finito l’intervento della Cassa del Mezzogiorno nel 1986 il Sud si è ritrovato ad utilizzare male solo i finanziamenti europei quale valvola sostitutiva dei fondi ordinari e straordinari nazionali. Il disposto legislativo sull’assegnazione del 40% del Bilancio ordinario statale annuo al Sud è stato ignorato, così come i fondi FAS o FSC del co-finanziamento straordinario italiano agli stanziamenti europei è diventato il bancomat di tutti i Governi che vi hanno attinto a piene mani per fronteggiare ogni evenienza, calamità o scadenza comunitaria. Con l’aiuto della miopia delle classi dirigenti meridionali che per decenni hanno dilapidato le risorse europee in mille rivoli, è stato semplice attribuire il mancato adeguamento delle infrastrutture essenziali all’ignavia degli amministratori locali. In realtà le politiche di austerità ed i tagli di Bilancio hanno doppiamente penalizzato il Mezzogiorno che si è trovato costretto a competere su scala globale in assenza di servizi pubblici efficienti, di infrastrutture primarie e di aiuti mirati all’innovazione di processo e di prodotto delle imprese. Chi si è dimenticato i corridoi europei verso il Mediterraneo o in direzione dei Balcani che coinvolgevano come piattaforma logistica il Centro-Sud con ferrovie, porti, aeroporti e viabilità ? Chi ha scelto la priorità della TAV sulla Torino – Lione, la variante di valico sulla Bologna – Firenze, il passante di Mestre, la Brescia-Bergamo-Milano, il quadruplicamento stradale e ferroviario del Brennero, la Pedemontana Lombarda, l’Alta Velocità sulle tratte del Nord e sulla Milano – Roma, il potenziamento di Malpensa e via discorrendo ?

Sono stati gli amministratori inadeguati di un Sud che nella Seconda Repubblica è stato al rimorchio di Governi presieduti sempre da esponenti del Nord, salvo qualche sporadica eccezione, o sono state le aree economicamente più forti d’Italia che per mantenere il passo con la Baviera, l’Olanda e le zone più sviluppate d’Europa, hanno condizionato le scelte strategiche su una modernizzazione infrastrutturale che si è fermata ad Ancona ? Se oggi ci si impiega meno tempo in treno da Milano a Roma che da Roma a Campobasso è solo responsabilità degli amministratori del Molise che non hanno saputo progettare in tempo l’elettrificazione della rete, o da 30 anni le Ferrovie parla di rami secchi da tagliare riferendosi a tratte secondarie di minore rilievo ?

Ebbene se la forza dei fatti è questa, e se la risposta del Governo, ancora oggi è tagliare le Province, sopprimere le Comunità Montane, i Comandi delle Forze dell’Ordine e le Corti d’Appello, accorpare le Regioni, ridurre drasticamente i finanziamenti ai Comuni, accorpare e svuotare le Camere di Commercio, non prevedere trasferimenti al 40% nel Bilancio Statale per il Sud, ridurre i fondi FSC e non porre attenzione alle priorità del Mezzogiorno, ci si risparmi i salamelecchi e l’ipocrisia. Si chiesa scusa al Sud e si inverta la politica degli investimenti nel nostro paese per garantire la messa in sicurezza ed il potenziamento delle infrastrutture primarie a partire dalle ferrovie. (Michele Petraroia)

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