Il rapporto AGI/Censis fotografa una situazione del turismo italiano disastrata, con spiragli per il futuro, dopo lo shock pandemico il settore ha bisogno di essere ripensato, certamente non potrà tornare a essere quello di prima della pandemia.
A circa vent’anni dallo stop dell’11 settembre, il turismo ha conosciuto una nuova, imprevista, devastante battuta d’arresto; sono crollate le presenze negli alberghi, sono spariti i turisti stranieri, migliaia di addetti rischiano di rimanere senza lavoro, tantissimi stagionali sono rimasti senza contratto.
Per l’Italia, 219 milioni di presenze in meno negli esercizi ricettivi nei primi undici mesi del 2020, pari a -52,2% (stime Istat), dati da brividi: -60/80% dei flussi globali (Ocse) e perdite economiche globali superiori a 1.100 miliardi (Unwto).
I consumi perdono 50 miliardi di euro, con gravissime ripercussioni sull’occupazione, nonostante il blocco dei licenziamenti: mancano all’appello 265 mila occupati, solo nel secondo trimestre 2020, a livello europeo l’Italia rischia di essere uno dei Paesi più colpiti,
L’industri turistica ha il più alto numero di esercizi ricettivi (più del 30% del totale di tutta l’Unione), l’Italia risulta essere il secondo Paese per presenze straniere e tra i primi quattro per presenze negli esercizi ricettivi.
Dopo lo shock Covid il turismo ha bisogno di “una riprogettazione profonda” magari ritornando al passato quando a regolamentare strutture e professioni turistiche era una legge quadro,che premiava i virtuosi,e per anni ha evitato le aberrazioni che hanno inquinato questo settore e distrutto le professionalità.
Dalle terziarizzazioni,che fanno tornare alla mente il BLACK FRIDAY,nel suo significato originale, Svendita degli Schiavi, al lavoro nero che hanno mortificato,inquinato e distrutto le professionalità, il Piano nazionale di ripresa e resilienza deve rimuovere e superare storiche queste criticità che hanno ridotto gli albergatori in palazzinari e lasciato spazio negli alberghi a cooperative che tutto fanno fuorchè investire in professionalità, qualità che il turista facoltoso si aspetta.
La prima esigenza, la più urgente e di maggior valore strategico, è riequilibrare l’offerta, puntando sulla professionalità, sulla destagionalizzazione e sull’accessibilità dei luoghi di pregio, in parte misconosciuti.
Nel Piano nazionale ripresa e resilienza sono previsti 8 miliardi di euro dedicati a “Turismo e Cultura”: ora si tratta di capire come saranno impiegati, la strada sarebbe una maggiore qualità, anche a fronte di una riduzione della quantità ,occore considerare il turista, non mucca da mungere ma promotore attivo del nostro territorio e delle nostre eccellenze, della nostra principale industria, qual’è il Turismo.
I punti su cui intervenire sono: la qualità dell’offerta alberghiera, la spiccata stagionalità, la prevalenza del turismo balneare e delle città d’arte, l’eccessiva prevalenza del segmento tedesco (il 47% dei turisti stranieri proviene dalla Germania), la ridotta durata media dei soggiorni, la polarizzazione sulle località più rinomate (il 58% dei flussi riguardano 5 sole regioni), a questi si aggiungono i problemi della logistica, del sistema portuale e aeroportuale e dei collegamenti ferroviari, fattori che contribuiscono a porre l’Italia al settimo posto nell’indicatore mondiale di competitività turistica.
Occorre creare valore turistico individuando nuovi format di fruizione, creando specifici eventi e presidiando il dibattito culturale internazionale, con un’obiettivo; aiutare gli alberghi a ripensarsi e riprogettarsi sotto l’aspetto dell’impatto ambientale e della responsabilità ecologica, dell’efficientamento energetico, della professionalità degli addetti, dei servizi innovativi e della transizione digitale.
Alfredo Magnifico