di Massimo Dalla Torre
Uno studio sul Costo economico della mancata attuazione della strategia di Lisbona evidenziò che qualora le riforme previste non fossero state realizzate, avrebbero causato la mancata crescita del PIL che in percentuale sarebbe ammontata all’8%. Il documento, giudicato dagli esperti il punto di partenza per una ulteriore disamina della situazione economica europea, riportò un ampio panoramica della letteratura esistente sull’impatto economico di “riforme strutturali simili a quelle di Lisbona”, quali il programma “mercato interno”, che, pur non corrispondendo esattamente a quelle formulate nel pacchetto di Lisbona, mirò comunque agli stessi obiettivi.
Il risultato fu una valutazione parziale dei benefici risultanti dall’attuazione delle riforme previste nel documento Portoghese. Le riforme furono analizzate sotto cinque aspetti distinti: il mercato dei prodotti e dei capitali; gli investimenti nell’economia basata sulla conoscenza; il mercato del lavoro e la politica sociale e quella ambientale. Questi a loro volta furono messi in relazione con i principali obiettivi della strategia di Lisbona ossia: maggiore competitività; creazione di un’economia dinamica basata sulla conoscenza; aumento dell’occupazione; migliori posti di lavoro e maggiore coesione sociale, nonché un ambiente migliore.
Considerata l’ampia portata delle riforme, la letteratura economica presa in esame “era estesa e difficilmente sintetizzabile”, così si ammise nella relazione. “Se ne ricavò tuttavia la netta impressione che le proposte producessero effetti positivi e sostanziali sull’economia. Vi furono stime, ad esempio, che indicarono che le riforme del mercato del lavoro e dei prodotti introdotte nella seconda metà degli anni novanta portarono ad una crescita del tasso annuale del PIL pari a quasi mezzo punto percentuale. Calcolando l’impatto dell’aumento degli investimenti nella conoscenza previsti dall’agenda di Lisbona, tale cifra arrivò quasi ai tre quarti di punto percentuale.
“Su un periodo di dieci anni, ciò implicò una crescita del livello del PIL pari al 7% o 8% “, si affermò nello studio. Si aggiunga poi che gli stessi autori sostennero che le indicazioni avrebbero sottovalutato i costi di una mancata attuazione dell’agenda di Lisbona, dal momento che le stime ignorano le frequenti complementarità fra le riforme nei diversi settori. Tuttavia, la relazione fece altresì presente che il potenziale di crescita offerto da Lisbona era tutt’altro che garantito, anche qualora venissero attuate le necessarie riforme. “A tal riguardo fu riconosciuta che le riforme dovevano essere studiate e attuate in modo appropriato.
Ad esempio, riforme normative imprudenti avrebbero portato ad un atteggiamento anticompetitivo o ad incentivi inadeguati, e come conseguenza prezzi più elevati e servizi insufficienti”. Nelle conclusioni della relazione si ribadì il fatto che i risultati si basassero solo ed unicamente su valutazioni di impatto parziali, e si chiesero ulteriori ricerche in grado di offrire un approccio sistematico e una migliore comprensione delle interazioni fra le diverse riforme di Lisbona.
“Occorre riflettere ancora sul tipo di politiche di sostegno necessarie, da una parte, per massimizzare i benefici di Lisbona e, dall’altra, per minimizzare i costi di adeguamento”, concluse il documento, da considerare tuttora una guida per quello che inerisce al raggiungimento degli obiettivi prefissati.