‘Lo sviluppo del Mezzogiorno e’ un contributo decisivo per una crescita sostenibile e durevole dell’Europa” Con queste parole qualche anno fa prese l’avvio il progetto che avrebbe dovuto avere quale obiettivo principale il rilancio di questa porzione del Paese. Obiettivo basato sullo studio ”Il Mezzogiorno per l’Europa” che aveva il fulcro nella forte collaborazione tra i vari livelli di governo. Nato dall’esigenza di dare conto dell’attuazione degli impegni per il rilancio del Sud, il documento indicò i principi di integrazione della politica regionale e nazionale per lo sviluppo, rafforzando i presidi di competenza offerti dal Governo centrale; riducendo l’incertezza dei flussi di finanza pubblica con una deroga per il cofinanziamento dei fondi comunitari; concentrando gli interventi su un numero limitato di priorità, sviluppando l’azione su: scuola, sicurezza e giustizia; mobilità; cura degli anziani e dell’infanzia; interventi su frane e versanti; promozione dell’innovazione come volano di sviluppo dell’industria e dei servizi sociali; mettere al centro i risultati attesi e non solo i processi per conseguirli; offrire ai cittadini informazioni e strumenti per conoscere in tempo reale le decisioni, per valutarle e per esprimere la loro motivata ”voce”.
Lungo queste linee, il documento conteneva i progressi compiuti all’attuazione del Piano di Azione Coesione rimarcando nel contempo l’impegno ad avviare l’utilizzo del Fondo Sviluppo e Coesione sulla base delle azioni concordate tra Stato e Regioni, attraverso l’attuazione degli interventi delle delibere CIPE e di nuovi provvedimento. Riguardo ai fondi regionali, furono segnalati all’Europa gli specifici interventi di particolare rilevanza per il rilancio dello sviluppo del Sud, e le azioni di rigore e semplificazione con cui le Regioni avrebbero dovuto partecipare all’impegno dell’intero Paese in questa direzione. Il documento conteneva anche i principali provvedimenti per il Sud già approvati dal governo in particolare: di 9,6 miliardi di euro sbloccati per il potenziamento delle reti infrastrutturali; l’avvenuto superamento dello squilibrio di risorse per garantire il funzionamento dei servizi di trasporto pubblico locale; l’impegno concreto per colmare il divario digitale, accelerando fortemente lavori e procedure, assicurando alle istituzioni locali la propria disponibilità a individuare una soluzione condivisa sul tema del trasporto ferroviario di lunga percorrenza.
Evidentemente però qualche ingranaggio si è inceppato e questo non è certamente un punto a favore di chi si professò e si professa tuttora a favore dello sviluppo specialmente Europeo.
Massimo dalla Torre