Sono numeri impressionanti, quelli delle vittime per incidenti stradali in Italia; non passa giorno senza che questa lista nera si allunghi ulteriormente, con il dato dolore di tante vite spezzate, spesso di giovanissimi.
Una statistica dettagliata può chiarire meglio l’entità del problema: è l’analisi dell’Ufficio Studi ASAPS (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale), che ha elaborato gli ultimi dati ISTAT, attraverso una retrospettiva tra il 1991 e il 2022 in materia di sicurezza sulle strade italiane.
Negli ultimi 32 anni sono state ben 163.052 le vittime registrate nella penisola per incidente stradale, con la punta di 7.498 nell’anno 1991 (anno di fondazione dell’ASAPS), mentre il dato più basso si è avuto nel 2020 con 2.395, ma solo a causa della pandemia e del blocco alla circolazione durato diverse settimane. Nei primi anni ‘90 i morti sulle strade avevano raggiunto dei picchi importanti e dopo un primo calo si è avuto un altro picco nel 2001 con 7.096. Poi l’introduzione della patente a punti, dal 1° luglio 2003, ha consentito di ridurre ulteriormente il numero di vittime, mentre l’ultima grande riforma del codice della strada nell’estate del 2010, anche con un forte contrasto all’alcol alla guida, ha permesso di scendere sotto il muro delle 4.000 vittime, attestandosi tra le 3.400 e le 3.300.
Quindi ogni volta che sono state aggiunte nuove norme di sicurezza si è avuto un riscontro positivo, con diminuzione dei decessi; ciò deve spronare le autorità a proseguire sulla strada dell’attenzione verso tutto ciò che può garantire incolumità pubblica e salute degli utenti.
Le regioni che nel trentennio hanno avuto più vittime sono la Lombardia con 23.650 morti da incidente, seguita dall’Emilia Romagna con 18.157, il Veneto con 17.051, il Lazio con 15.796, il Piemonte con 13.670, la Toscana con 11.053. Se si estrapolano i dati relativi ai soli pedoni uccisi emerge come tra il 1991 e il 2022 ne siano morti ben 23.935, con altri 607.639 feriti. La percentuale sul totale delle vittime risulta essere perciò del 14,68%. L’anno peggiore per i pedoni è stato il 2002 con ben 1.226 cittadini uccisi. Anche con la pandemia i numeri indicavano un totale di 409 pedoni morti, nel 2020, anno con meno decessi sulle strade per il Covid-19. Nel 2014 i feriti furono ben 21.807, con 60 pedoni investiti ogni giorno.
Guardando invece alle grandi città svetta il caso di Roma, che ha avuto 6.452 vittime sulle strade in 32 anni. Nel 2002 a Roma il dato nefasto, con 363 decessi mentre nel 2022 sono stati 150, il dato più basso dal 2015 quando furono 173. Milano è al secondo posto con 2.331 morti (anno peggiore il 1991 con 120 decessi), seguita da Torino con 1.388, Napoli con 1.162, Palermo con 1.020, Bologna 919, Genova 844, Catania 787, Verona 718, Firenze 694, Bari 536, Messina 514, Venezia 474 e Trieste 447. Grazie ai dati ISTAT e in base ai costi sociali calcolati per ogni decesso (un milione e mezzo di euro), in Italia, ASAPS ha calcolato un costo sociale di 244 miliardi di euro, (probabilmente molto sottostimato) per le perdite umane avute in 32 anni, una cifra spaventosa che deve assolutamente ridursi per i prossimi decenni.
Un plauso all’Ufficio Studi ASAPS per questo importante studio. Proprio da questa associazione arriva un forte appello, a ridosso dell’avvio dell’esame del disegno di legge di riforma del codice della strada voluto dal Governo che partirà in Commissione Trasporti alla Camera dei Deputati nel pomeriggio di mercoledì 25 ottobre.
“Il Parlamento deve fare presto e bene – dichiara il presidente ASAPS Giordano Bisern – inserendo norme che permettano di ridurre i morti sulle strade, di evitare stragi di pedoni, ciclisti e motociclisti”.
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