L’approvazione del documento istruttorio sul salario minimo, da parte del CNEL, riaccende il dibattito che aveva animato la politica durante l’estate.
Sono convinto che il Salario Minimo oggi è indispensabile per quei lavoratori che non hanno salario e tutele contrattuali, così come la medicina è indispensabile per il malato che è una minoranza delle persone, ma la strada maestra per il rafforzamento dei salari in Italia non è il salario minimo legale ma un salario “Dignitoso”, su questo, non è compito degli esperti esterni al tessuto sociale e produttivo, ma della contrattazione collettiva.
Sulla primogenitura della Contrattazione Collettiva oggi si è generata una bella discussione/spaccatura, scenario inimmaginabile fino a qualche tempo fa che vede, frantumata l’unità sindacale, e, contrari due dei tre maggiori sindacati italiani.
La palla è passata al Governo,in qualche caso alla magistratura, e bisognerà vedere cosa deciderà, alla luce di questo documento, da esso stesso richiesto, e che contiene nella parte finale alcune proposte che potrebbero essere incluse in futuri interventi legislativi, a partire dalla Legge di Bilancio o nel, più volte, annunciato collegato lavoro.
Quello che è certo l’introduzione del salario minimo legale resta una chimera con questa maggioranza al governo e sono certo il dibattito andrà esaurendosi visto il non amore che caratterizza questa opposizione lacerata e priva di idee, mi aspetto da vecchio operatore sindacale che ora la palla passi alla contrattazione collettiva.
Per la politica e per le parti sociali, il più grande errore che si possa fare oggi è quello di crogiolarsi in una sconfitta, aspettando un cambio di governo o adagiarsi sullo scampato pericolo di una misura sulla quale nessuno concorda, quella minoranza che oggi sventola la bandiera del Salario Minimo avrebbe modo, tempi e mezzi per realizzarlo ma non lo fece.
Sulle parti sociali, volenti o nolenti, ricade l’enorme responsabilità di difendere l’autonomia del ruolo e dell’azione e della esclusività maggioritaria sempre rivendicata, dovranno, anche, dimostrare che seguendo questa strada le condizioni economiche e sociali dei lavoratori miglioreranno, aspettiamo fiduciosi il Miracolo che non si è realizzato negli ultimi 30 anni.
Il problema dei salari e del lavoro povero rimane ed è urgente, tenuto conto della spinta inflazionistica e che continua a erodere potere d’acquisto (Benedetta Contingenza).
La spaccatura dei sindacati, l’esclusione dei nuovi sindacati emergenti, non è una buona notizia, soprattutto per la possibilità che la contrattazione prenda in mano alcuni dossier e che magari si auto-regoli su alcuni capitoli attraverso accordi,qui la politica dovrebbe giocare quel ruolo che una volta giocava,ricordo alla fine degli anni settanta del secolo scorso al tavolo delle trattative nel Salone del Ministero del Lavoro a mezzanotte scese l’allora Ministro Carlo Donat Cattin e sbattendo i pugni sul tavolo disse o firmate voi o emetto il lodo io,ma quello era il periodo che la politica era presente nella società.
La realtà imporrebbe di percorrere la strada, dei rinnovi contrattuali, tenendo conto della dinamica inflazionistica, di tutti i contratti collettivi nazionali scaduti, molti dei quali senza aver mai introdotto meccanismi di adeguamento salariale, che, in un momento economico difficile come questo, non pone, certo, le parti sociali sotto buona luce, se questo non avverrà, sarà difficile sostenere idealmente e con risultati alla mano il ruolo centrale delle parti sociali nella determinazione di salari dignitosi, basta pensare a quello che può essere fatto in materia di parità di trattamento tra lavoratori a tempo indeterminato e lavoratori temporanei, differenze che spesso sanciscono grandi differenze salariali.
Se la strada scelta è quella della contrattazione, occorre di concerto con l’azione legislativa, limitare atteggiamenti opportunistici delle imprese che, surrettiziamente, applicano minimi retributivi diversi dai contratti che ufficialmente dichiarano.
Occorre anche iniziare ad affrontare una serie di elementi di distorsione del mercato del lavoro italiano che non sarebbero stati comunque toccati dal salario minimo noti e sui quali non occorrono dati aggiuntivi, a partire dal mal funzionamento dei tirocini extra-curriculari, dall’utilizzo senza freni del part time involontario (che tocca il 65% degli occupati parziali in Italia), dalle aree grigie della parasubordinazione.
Se non si agirà presto su tutti questi fronti, (politica-parti sociali e perché no anche il Cnel) per quanto è di loro competenza, sarà difficile che non ci sia un ulteriore e grave calo di fiducia da parte dei cittadini, con tutte le conseguenze del caso.
Alfredo Magnifico