L’arrivo del Governo Draghi con i finanziamenti del PNRR segnano la possibilità per il Paese di guardare con speranza all’uscita dalla pandemia ed aprire la strada a una stagione di riforme.
I portatori delle istanze di sinistra non sembrano aver sviluppato un’analisi della realtà lavorativa che permetta di operare scelte necessarie a salvaguardare i diritti.
Molte sono le scelte obbligate per poter dare sostegno all’attuazione del Pnrr.
Alcune scelte sono da prendere in tempi rapidi per cancellare il più velocemente possibile i danni fatti dal passaggio del populismo nel settore lavoro e welfare.
L’attesa di avere risposte pronte nel mondo del lavoro era sostenuta dal vedere come il Pd aveva chiesto per sé il ministero del lavoro e aveva indicato un esponente “pesante” il ministro Andrea Orlando per affrontare la sfida.
La situazione ereditata era stata talmente disastrata che non era difficile indicare l’elenco dei temi da affrontare.
Lo scasso operato dalle scelte dei populisti, lasciava; senza politiche attive del lavoro il Paese e in uno stato di confusione totale, l’agenzia che doveva coordinare i servizi.
L’introduzione del Reddito di cittadinanza ha creato un buco economico cui non corrispondono i benefici attesi.
L’obbligo di rivedere Quota 100 riapre la necessità/opportunità di ripensare il sistema pensionistico alla luce dei cambiamenti del lavoro e degli andamenti demografici.
Il gigante partorì il Topolino, l’unica iniziativa riconducibile al decisionismo ministeriale è stato il contratto di rioccupazione, introdotto con il decreto sostegni di luglio, con l’obiettivo di agevolare, con incentivi economici, inserimenti lavorativi accompagnati da un periodo di formazione per l’adeguamento delle competenze dei lavoratori, la previsione era di arrivare a coinvolgere 325 mila lavoratori ,a oggi sono 4.073 le assunzioni fatte e 600 domande in corso di valutazione.
La misura non ha realizzato gli obiettivi immaginati, sarà forse perché esistono altri contratti a carattere formativo, tipo l’estensione del possibile ricorso al contratto di apprendistato, che risultano più vantaggiosi per le imprese sia per ragioni economiche, sia per il peso degli obblighi burocratico-amministrativi che accompagnano questa misura.
I portatori delle istanze di sinistra del mondo del lavoro non hanno sviluppato un’analisi della realtà che gli permette di operare le scelte necessarie.
Nonostante convegni e ricerche dedicate a capire il formarsi di nuove povertà e la crescita di Classe lavoratrice povera, nobilitata con il termine working poor, nonostante i cambiamenti tecnologici in corso richiedano un forte sistema di servizi al lavoro per sostenere le transizioni con forti investimenti in formazione, davanti alla necessità di definire le scelte per introdurre le riforme necessarie, scatta l’indecisione.
Grandi discussioni a vuoto, ma servirebbe sempre un qualcosa in più per cui si sceglie di non scegliere sui: servizi al lavoro, nuovi modelli di formazione e nuovo workfare che assicurino forza al lavoro nelle fasi di transizione (pensioni comprese).
Si può scegliere di difendere il lavoro nel mercato rendendolo più forte oppure inseguire fantasie populiste (diffuse sia destra che sinistra) per cui il lavoro si difende contro il mercato.
Sui progetti e percorsi di riforma reali, nascono resistenze e incapacità, molto probabilmente perché bloccati da ricatti ideologici, perdendo così di vista la realtà.
Il Reddito di cittadinanza non ha funzionato né come misura di politica del lavoro, né contro la povertà, ma non si può toccare perché scelta di bandiera dei 5 stelle, non si può cambiare la parte dei servizi al lavoro, coinvolgendo operatori pubblici e privati, perché la Cgil sostiene che si fanno arricchire le agenzie per il lavoro sulla pelle dei più poveri.
La sinistra, purtroppo, ha smarrito la capacità di analisi propria e autonoma, non ha più la concretezza della sintesi, ha imboccato la strada del (NIET) l’ha resa sicura nel dire no, ma incapace di proporre riforme di merito.
Ritengo il lavoro una merce particolare; chi ha standardizzato i comportamenti umani basandoli solo sul profitto,sostituendo le persone ai fondi di investimento, ha portato a regole che non hanno saputo affrontare le crisi economiche, alla pari di chi ha abolito il mercato pensando così di liberare il lavoro.
La forza del lavoro va affermata con Leggi e misure contrattuali che rafforzino; tutele, diritti e nuove forme di partecipazione economica dei lavoratori.
Compiere questi, piccoli, passi ideali permetterebbe di recuperare il tempo perso e aprire un percorso che porti a un nuovo patto per lo sviluppo che veda nel rafforzamento del lavoro il perno delle scelte e il recupero di Dignità.
Alfredo Magnifico