di Massimo Dalla Torre
“Il Molise è la regione più colpita dalla recessione iniziata nel 2008. Nonostante la ripresa del prodotto interno lordo, già a partire dal 2014, gli anni di continue flessioni hanno lasciato una grave lacerazione all’interno della società”. È questo il contenuto di un documento sulla situazione economica molisana riportato dalle agenzie che studiano i fenomeni recessori. Il tutto sulla base che i redditi sono sensibilmente più bassi rispetto alla media nazionale.
Ad aggravare la situazione, il solco che divide gli stessi cittadini: il 70% non arriva a percepire nemmeno il 40% del reddito regionale, tant’è che 4 famiglie su dieci sono a rischio di povertà o di esclusione sociale. Per gli esperti la caduta della domanda interna e la flessione degli investimenti hanno contribuito notevolmente a indebolire il sistema delle imprese, che si è rivelato poco competitivo. Moltissime aziende un tempo giudicate sane non sono state in grado di superare un periodo di recessione così lungo e impegnativo.
Particolarmente negativa è la situazione del settore edile, che ha perso la metà degli addetti. Decisamente in picchiata la cassa integrazione, con il dimezzamento di quella ordinaria, mentre va esaurendosi la deroga, tant’e’ che resta solo un’impennata della straordinaria nell’area del capoluogo di regione. Tuttavia a segnare la svolta c’è un leggero rialzo dell’occupazione, che torna a risalire, anche se oggi, rispetto ai livelli degli anni precedenti mancano ancora circa 13 mila posti di lavoro.
Crescono i contratti a tempo indeterminato, a fronte di una dinamica molto debole di quelli a termine, il che porta a un tasso di attività, che registra le persone che lavorano, o vorrebbero lavorare, ancora troppo lontano dalla media nazionale. E per una regione come il Molise che poteva essere una fucina d’idee e’ negativo per questo la tanto preannunciata morte sociale da tempo bussa insistentemente alla porta e il futuro, caso mai esista si preannuncia alquanto negativo.