In questi giorni si parla tanto e si scrive in merito alle criticità dell’art. 18 bis d.lgs 286/1998, inserito dalla l. 119/2013. Nello specifico, molte Associazioni che si occupano di violenza sulle donne chiedono, e noi insieme a loro, che si preveda in quest’articolo il reato del matrimonio forzato.
Bisogna però rilevare che Saman e tante altre donne straniere per essere salvate devono rivolgersi ai CAV che hanno il dovere di proteggerle collocandole in un alloggio sicuro per poi procedere con denunce ed assisterle legalmente.
Probabilmente a volte ci si dimentica che su molti nostri statuti scriviamo che accogliamo donne italiane straniere e apolidi, ma poi mandiamo alcune di loro in case famiglie? Parlo in prima persona perché la violenza sulle donne è un problema di tutta la società ed io che me ne faccio carico quotidianamente non posso rimanere in silenzio di fronte ad un sistema che per delle falle ha provocato la morte di una ragazza.
Questo potrebbe essere stato l’errore che dovrebbe farci riflettere perché, probabilmente, chi ha acquisito le denunce di Saman non aveva ricevuto le giuste informazioni in relazione ai CAV territoriali e alle case rifugio a cui Saman si sarebbe dovuta rivolgere.
Adesso immagino che molti scriveranno che le case rifugio di quella regione erano tutte piene ed io rispondo che esistono altre regioni, l’intera Italia e che per una donna che rischia la vita a causa di una cultura disfunzionale, ci deve essere sempre un rifugio.
Ogni Centro Antiviolenza dispone di somme che può utilizzare proprio in casi come questi ed io, in qualità di Presidente di un’associazione che gestisce un CAV, insieme a tutta l’equipe, non mi sentirei mai di dire “non abbiamo posto”. Non lo abbiamo mai fatto e non lo faremo, nonostante non riceviamo nessun contributo da parte della Regione Molise, perché la nostra professione ha, innanzitutto, un grande valore etico e sociale.
La Responsabile Liberaluna Onlus
Cav. Dott.ssa Maria Grazia LA SELVA