Dieci anni fa la visita di papa Francesco. Un dono per il Molise. 5 luglio 2014. Il cielo è terso, di un azzurro quasi abbagliante nella luce del mattino. É ancora presto, ma il sole estivo si fa già sentire. Sarà una giornata calda. Tuttavia, le migliaia di persone che si sono alzate di buon’ora per accaparrarsi i posti migliori a ridosso delle transenne sembrano non farci troppo caso. A parte i due bambini, un maschietto e una femminuccia, nei costumi tradizionali di foggia decisamente invernale, incaricati dell’omaggio floreale: con il viso avvampato, cercano refrigerio all’ombra di un alberello. L’attesa sta per finire, eppure i minuti che ancora mancano all’appuntamento sono i più lunghi. Gli occhi ogni tanto si rivolgono all’insù. Poi all’improvviso all’orizzonte si scorge la sagoma bianca dell’elicottero e subito dopo se ne avverte il rombo. Papa Francesco sta arrivando a Campobasso per iniziare il suo quinto viaggio in Italia. Si staglia nitida in lontananza la sagoma dell’elicottero. Molte voci gridano esultanti: è il Papa.
Siamo in anticipo su quel programma rivisto tante volte, costruito giorno dopo giorno, è stato bello anche questo. E mentre l’entusiasmo cresce e la tensione ancora continua a salire la mia mente si è fermata un attimo per ripercorrere i mesi intensi, densi di significato spirituale ma anche pieni di eventi che hanno portato alla costruzione di una macchina organizzativa. Non avrei mai immaginato tanto lavoro, tutti quei pezzi piccoli ma indispensabili da incastonare in maniera precisa. E così, mentre il Santo Padre stava per atterrare e la Sala Stampa allestita presso l’Università del Molise era in fermento, tornavano alla luce le immagini della preparazione. E quando il velivolo atterra all’eliporto attrezzato in un parcheggio dell’Università del Molise – sono le 8.30 – è persino in anticipo di un quarto d’ora sul programma ufficiale. L’attesa dei presenti si scioglie in un’esplosione di entusiasmo allorché il vescovo di Roma scende la scaletta, un assaggio del calore e dell’affetto dei molisani che lo attornieranno durante il resto dell’indimenticabile giornata. È iniziata così otto anni fa la visita di Papa Francesco in Molise “Un dono per il Molise”.“
Dalla visita di papa Francesco riceveremo tantissimo, e il desiderio e l’attesa del suo abbraccio e delle sue parole sono molto forti. La nostra è una terra che da sempre è l’immagine della riconciliazione: è una terra di contadini, che può vantare le minori percentuali di delinquenza e di inquinamento d’Italia. Vogliamo mostrare al Santo Padre la bellezza della nostra terra e della nostra cultura, il nostro desiderio di diventare ‘custodia’ dei doni che Dio ci ha dato, in modo che diventino volano di sviluppo per il mondo del lavoro e di dinamismo per la vita dei giovani”.Parole di fiducia e di speranza, quelle del vescovo Metropolita Giancarlo Bregantini di Campobasso -Boiano che pronunciò nei giorni caldi che precedevano la visita di papa Francesco in Molise del 5 luglio 2014. Sono passati dieci anni da quella giornata storica vissuta tra le fatiche e la comunione della comunità ecclesiale e cittadina del popolo molisano.
Un dono per il Molise recitava il motto di quella visita dal tema Dio non si stanca mai di perdonare. Declinata in sette tappe con sette discorsi di papa Francesco che, dal tema della Misericordia e del Perdono, preconizzava a Isernia, a conclusione della visita pastorale in Molise, l’enciclica Fratelli tutti con quella “profezia di un mondo nuovo: Misericordia è profezia di un mondo nuovo, in cui i beni della terra e del lavoro siano equamente distribuiti e nessuno sia privo del necessario, perché la solidarietà e la condivisione sono la conseguenza concreta della fraternità”. Parole profetiche che il Papa ha sottolineato già durante l’omelia pronunciata nella gremita spianata dell’ex campo Romagnoli per affermare che nulla è più importante della dignità umana. Un messaggio chiaro: egli ha parlato alle genti del Molise, ma il suo pensiero era rivolto oltre i confini di questa regione per raggiungere tutti quei luoghi nei quali alla dignità della persona umana si antepongono interessi diversi, anche se importanti.
“C’è bisogno di un supplemento d’anima perché si possa guardare al futuro con speranza, soprattutto di fronte alle situazioni di precarietà materiale e spirituale, in particolare di fronte alla disoccupazione, definita una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti”. Le parole di speranza pronunciate otto anni fa all’unisono dai quattro vescovi del Molise sono, tuttora, una sintesi della traccia ancora da svolgere per lo sviluppo umano e del territorio. Un tema che si potrebbe rinnovare in questo tempo di rinascita e di rigenerazione, ma anche di incremento dell’inflazione che scotta, più del clima, sul benessere e la dignità delle persone. Dalla misericordia alla speranza già auspicate, oggi quelle parole sono uno sprone o, meglio, un dovere verso il poter fare e il potere di modificare le emergenze che condizionano la crescita e la qualità di vita.
“Il Molise ha una ‘struttura’ antica, valorizzata dalla bassa delinquenza che esiste, la serietà e dall’onestà dei suoi abitanti, che tuttavia necessita di una spinta imprenditoriale in grado di renderla concorrenziale. I valori ci sono, e sono stati declinati lungo decenni e secoli di storia: a noi tocca ora prendere in mano questa regione, e l’arrivo del Papa contiamo che ci aiuti in questa direzione”. Una nuova direzione che il Metropolita del Molise ha sognato dal 2014. Oggi, il sogno di quel cambiamento, a partire dall’informazione, lo consegniamo alla comunità molisana con la speranza di essere cittadini partecipi e non spettatori. La memoria del 5 luglio sia davvero Un dono per il Molise. E tra i ricordi e gli aneddoti la visita si concluse sotto la calura della controra estiva.
Dopo i saluti per il commiato, l’elicottero bianco riparte alla volta del Vaticano. il Papa raccoglie l’ultimo abbraccio degli isernini. Poi, all’interno della caserma, il saluto ai pompieri, ai loro familiari e a un gruppo di giornalisti, uno dei quali freme di dargli una notizia, dando il via a un brevissimo botta e risposta: “Santità, sta vincendo l’Argentina”. “Quanto?”. “Uno a zero”. “Speriamo alla fine. La verità sempre alla fine”. Quindi il commiato delle autorità. E quando Papa Francesco sale sull’elicottero, con quasi un’ora di anticipo sul programma, sono le 18.35. In tutto la visita in Molise è durata dieci ore. Dieci ore intense, emozionanti, che hanno toccato il cuore di migliaia di persone. Un Dono per il Molise.
Rita D’Addona, Presidente UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana) Molise