Riceviamo e pubblichiamo
Desidero esprimere il mio apprezzamento verso la Procura della Repubblica di Campobasso e alle forze dell’ordine di varie regioni che, attraverso un’azione congiunta, hanno sgominato una vasta associazione criminale dedita allo spaccio di droga in Molise. L’episodio, tuttavia, impone delle serie riflessioni.
Per poter capire il fenomeno bisogna chiedersi da che cosa è determinato. La parola chiave, a mio avviso, è VUOTO. Di che tipo? Genitoriale, culturale, morale, spirituale, aggregativo. Il primo, quello genitoriale, è il più pregnante e allo stesso tempo tra i più sottovalutati. Non voglio creare nessi di natura pindarica, però dalle piccole cose si passa alle grandi e mai viceversa. Tre giorni fa, passate le ventuno, ho trovato tre ragazzine che, a meno che non fossero cresciute abbastanza, frequentavano la scuola media: a parte infarcire i loro discorsi di parolacce, dicevano che dovevano andare a mangiarsi una pizza lì vicino. Dell’ombra dei genitori neanche a parlarne, e la zona era anche poco illuminata. Nei pressi di uno degli ennesimi bar-pizzerie recentemente aperti vedi spesso ragazzi imberbi che sembrano delle distillerie se gli passi accanto (e lì si pone anche lo spinoso interrogativo: ci sono esercizi che vendono alcolici ai minorenni?). Villa Musenga attrae sempre più sfaccendati di giovane età che, assieme ad alcuni extracomunitari, non si può dire che passino il proprio tempo in modo sano. E per un po’ il tentativo è stato fatto anche nell’area del parcheggio del tribunale, in prossimità della lunga scalinata retrostante.
Relativamente all’aspetto morale-spirituale-aggregativo, da educatrice parrocchiale e quasi mamma, inviterei tutte le scuole, le parrocchie, le associazioni sportive e socio-culturali a ripensare i loro programmi e puntare sulla costruzione del giovane a 360 gradi, non dimenticandosi che proprio quel giovane un giorno sarà l’operaio, l’insegnante, il sacerdote, il medico del domani, ma potrebbe essere benissimo uno che ha visto il mondo a quadretti. Scarseggia questo humus in Molise, e lo dico con il rammarico di chi sta provando a dare il proprio piccolo contributo. Ben vengano, dunque, le azioni di contrasto al fenomeno messe in atto da procura e forze dell’ordine, nonché le informative che queste ultime stanno facendo nelle scuole e la presenza di comunità di recupero, ma le basi strutturali per evitare lo spaccio e l’uso di sostanze stupefacenti o quelle che, a fronte di uno spacciatore, evitino che non ci sia più un consumatore, sono la creazione di un contesto che faccia prendere piena coscienza di sé, della propria preziosità in quanto Persona, delle proprie potenzialità, che non possono essere bruciate da una polvere bianca.
Il procuratore D’Angelo ha detto che siamo in guerra: lui utilizzerà le armi di sua competenza per combatterla, ma noi, in quanto società civile, non dobbiamo credere di non avere armi a disposizione, anzi! Rimettiamoci tutti in discussione e lavoriamo sinergicamente per il bene dei nostri figli.
Grazie per l’attenzione.
Annamaria Tersiani