“Le misure introdotte con il DL n. 18/2020 – che prevedono per i detenuti in semi-libertà la possibilità di non rientrare in carcere la sera e per i condannati fino a 18 mesi di scontare la pena in detenzione domiciliare (con consistenti esclusioni per diverse categorie di condannati) – nonostante abbiano prodotto un leggero calo delle presenze nelle carceri, non bastano.
Tali misure, infatti, raggiungono potenzialmente una platea di beneficiari insufficiente, ma soprattutto, sulla base delle segnalazioni che ci giungono, restano ulteriormente vanificate a causa della indisponibilità nell’immediato di un domicilio per una buona parte delle persone detenute. Peraltro, sulla base delle informazioni che finora abbiamo raccolto, i dispositivi di protezione individuale distribuiti nelle ultime settimane al personale di polizia penitenziaria risultano tuttora insufficienti e buona parte della popolazione detenuta risulta tuttora sprovvista di mascherine e gel disinfettanti”, dichiara Laura Liberto, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva che oggi ha inviato una lettera appello al Ministro della Giustizia, al capo del DAP, al Commissario straordinario per l’emergenza Covid19 ed alle Regioni.
“In questo momento di emergenza che investe l’intero paese, se la tutela della salute dei cittadini ha finora dichiaratamente rappresentato il criterio guida delle scelte e dei provvedimenti finora adottati dal Governo, riteniamo che lo stesso criterio debba ugualmente orientare gli interventi da promuovere nell’ambito penitenziario, con prevalenza rispetto ad ogni altra ragione o interesse”.
In particolare, nella lettera inviata oggi, Cittadinanzattiva chiede che:
– vista anche la circolare del Ministero della Salute del 3 aprile, si proceda rapidamente allo screening della popolazione detenuta, degli operatori della polizia penitenziaria e del personale sanitario e civile ivi impegnato, mediante somministrazione di tamponi nasofaringei, o di test sierologici come già avvenuto in Toscana ed in Campania, grazie ad accordi tra P.R.A.P. e Regioni;
– si provveda alla rapida fornitura di dispositivi di protezione individuale in quantità sufficiente per personale e detenuti, anche incrementando le attività di produzione di mascherine avviate all’interno degli istituti;
– si proceda alla tempestiva individuazione di alloggi dove collocare i detenuti che possono accedere alla detenzione domiciliare ma non hanno la disponibilità immediata di un domicilio idoneo, anche presso strutture alberghiere al momento inutilizzate e provvedendo a tal fine ad eventuali requisizioni;
– si individui una collocazione immediata al di fuori degli istituti di pena per madri e bambini che si trovano tuttora ristretti, come peraltro richiesto nel condivisibile appello proveniente dalla casa circondariale di Roma Rebibbia. “Se la presenza di bambini dietro le sbarre rappresenta già nell’ordinario una gravissima aberrazione su cui da tempo si invocano interventi e riforme, in questo momento, il rischio, anche solo potenziale, di una loro esposizione al contagio impone di intervenire con assoluta risolutezza, prevedendo immediatamente l’uscita dagli istituti di madri e bambini, così da porli in sicurezza”.