Sto seguendo con grande interesse la questione delle autonomie differenziate, e parto dal recente pronunciamento del nostro Presidente del Consiglio, che ne spiana la strada.
Poiché per lavoro mi capita di fare dei giri in Veneto, posso dire che la richiesta delle tre regioni -Veneto appunto, Lombardia ed Emilia-Romagna- non è affatto campata in aria. L’asfalto si logora a causa dell’usura, del passaggio dei mezzi pesanti o del freddo? Si attende la bella stagione e si provvede alla stesura di un nuovo manto. Scoppia un’autocisterna sull’autostrada creando una voragine? In una settimana si crea il percorso alternativo ed in un mese e mezzo si ha la nuova bretella. Il settore pubblico non ha le risorse sufficienti a costruire la sala operatoria del futuro? Si mettono insieme privati cittadini e imprenditori e si dà vita a questo importante progetto. Il latino ed il greco non possono né devono essere considerate lingue morte? Le si insegnano con i metodi delle lingue moderne, e questo nelle scuole pubbliche. C’è bisogno di spazi verdi? Ogniqualvolta sorge un palazzo o un gruppo di palazzi, si destina un’area ad un parco locale e si bandisce il cemento. Si deve inquinare meno? Si presentano progetti credibili per avere i fondi destinati all’acquisto di mezzi pubblici elettrici e si chiudono al traffico numerose arterie cittadine. Un’azienda sta rischiando di chiudere? Si mobilita l’intera popolazione con iniziative di vario genere. Si hanno risorse paesaggistiche di rilievo? Si creano sinergie perché queste vengano conosciute e si istituiscono programmi studiati ad hoc per le diverse tipologie di utenti.
Diciamolo pure: si tratta di posti dove vivere è un piacere, dove tu, in quanto cittadino, fai qualcosa per il contesto in cui vivi, ma dove ti vedi restituito il contributo che hai dato, con l’interesse.
Qualcuno a questo punto dovrebbe dimostrarmi dove sta l’errore nel chiedere l’utilizzo dei fondi pubblici in modo diverso da come lo sta attualmente decretando lo Stato. In realtà, dalle varie esternazioni fatte, si è capito che non è la richiesta in sé a spaventare, quanto il fatto che, se esaudita, questa scaverà ancora di più il solco tra Nord e Sud, tra un contesto che aumenterà la sua virtuosità grazie al dispendio dei soldi in autonomia, ed un contesto che, tra cialtronerie, ruberie ed inghippi vari, userà poco e male gli stessi secondo i parametri dettati dal Governo centrale.
Se penso a ciò che sta accadendo al nostro Molise, ne ho la prova. Zuccherificio, sanità, ex Gam, Ittierre, indotto di Trivento che produceva il farro, viabilità, turismo all’anno zero, scuole che si interfacciano poco con il territorio, imprese che si muovono come monadi e mai in sinergia, diffidenze varie che portano a rinchiudersi in se stessi, tratte ferroviarie da “Scherzi a parte”, Università che ha una pletora di corsi di laurea inutili, mancato ascolto dei cittadini, città sporche e trasandate, e ci fermiamo qui. Soffro a vedere tutto questo, anche perché, facendo parte di un comitato civico, mi verrebbe da ribaltare tutto, però devo dire che la gran parte del torto in tutta questa storia ce l’abbiamo noi con il nostro atteggiamento di sempre: quello di chi si piange addosso, di chi non si coalizza, di chi si mette sulla difensiva, di chi cura il proprio podere e non va oltre quello.
Secondo lei abbiamo il diritto ad indignarci a fronte della richiesta della “locomotiva d’Italia”? Albert Einstein disse: “Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo”: mai frase fu più emblematica.
Maria Giulia Castaldi
Lettera al Direttore/ Autonomie differenziate: abbiamo il diritto di indignarci di fronte a tale richiesta?
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