Il 23 febbraio scorso è stata licenziata la nuova legge sul Piano Casa. In III Commissione, quella deputata ad Ambiente e Territorio, sono stati mesi di dibattiti in cui sono stati incontrati gli ordini professionali e gli enti locali che, solo dopo molto tempo, hanno dato il loro parere.
Ma sono stati anche mesi in cui il MoVimento 5 Stelle si è battuto per un concetto cardine: la trasparenza delle procedure. Ne è venuta fuori una legge sottoscritta da tutti i membri della Commissione, in un clima sempre costruttivo.
Il Piano Casa garantisce la possibilità di presentare domande di ampliamento, demolizione e ricostruzione di edifici, il tutto con lo sguardo rivolto all’efficientamento energetico e alla sicurezza sismica. Ma, con l’aiuto di tutti, è stato evitato, o quanto meno limitato, che si utilizzasse questo strumento per altri fini: speculazioni, consumo del suolo e sanatorie varie.
In particolare il MoVimento 5 Stelle ha insistito su tre punti, tre forme di tutela, trovando generale condivisione da parte degli altri membri commissari.
La prima riguarda le procedure di demolizione e ricostruzione degli immobili e punta ad avere certezza della demolizione degli edifici fatiscenti, nel caso in cui la costruzione e la ricostruzione della struttura non avvengano nello stesso posto. Sembrano aspetti secondari, invece è una norma a tutela del paesaggio e dei Comuni cui spetterebbe poi l’onere dell’abbattimento.
La seconda tutela per la quale il MoVimento 5 Stelle si è battuto riguarda il meccanismo del cambio di destinazione d’uso degli immobili in corso di realizzazione. Una procedura troppo spesso utilizzata, che mortifica e penalizza l’assetto urbanistico delle nostre città e che si prova a limitare consentendo cambi solo tra destinazioni tra loro “compatibili o complementari”.
La terza forma di tutela riguarda le cosiddette “aree perimetrate”: zone, soprattutto coincidenti con l’hinterland campobassano, che senza alcun tipo di regolamentazione hanno visto negli anni il proliferare di costruzioni senza la giusta cessione degli oneri di urbanizzazione, di fatto creando una vera e propria giungla extra-urbana. Il Piano Casa attualmente in vigore, infatti, permette di rendere edificabili anche questi luoghi: un passaggio al quale ilMoVimento ha detto un “NO” convinto. Lo ha fatto per due motivi: evitare scorciatoie per costruire dove non si può e ridare dignità ai Comuni che in pratica si riappropriano della competenza in tema di scelte urbanistiche.
In definitiva, la legge regionale del Piano Casa ha il pieno appoggio del MoVimento 5 Stelle, ma solo in presenza di queste tutele che non attengono concetti astratti e scendono al cuore del problema.