Lunedì 08 gennaio a Campobasso, a Palazzo S. Giorgio nella Sala del Consiglio comunale, si è tenuto un incontro sulle leggi elettorali, da quella nazionale con cui si voterà alle prossime elezioni politiche del 4 marzo alla legge regionale con cui sarà eletto il prossimo Consiglio e il Presidente della Regione.
L’incontro “La via incostituzionale delle leggi elettorali: dal Porcellum alla legge regionale del Molise. Commento ragionato sulla sospensione della democrazia” è stato presieduto dal Presidente del Consiglio comunale Michele Durante, con la partecipazione dell’On. Angelo Sollazzo e del Dott. Michele Barone.
Ha partecipato l’Avv. Felice Besostri, Coordinatore degli Avvocati Antitalikum le cui azioni legali hanno portato a 22 ricorsi di 5 approdati in Corte Costituzionale contro la legge elettorale Italicum (n. 52/2015) che il 25 gennaio del 2017 ha accolto l’annullamento del premio di maggioranza in seguito a ballottaggio con la sentenza n. 35/2017.
Circa le prossime elezioni politiche Felice Besostri ha sottolineato come “Elezioni che si svolgono con la terza legge elettorale incostituzionale hanno un solo destino, non produrre delle maggioranze omogenee ed essere dichiarati incostituzionali. I due fattori combinati produrranno nuove elezioni anticipate, quando piacerà al Presidente della Repubblica. La situazione del Molise è veramente particolare perché il voto dei molisani non è uguale a quello degli altri italiani. Solo nel Molise alla Camera, i collegi uninominali sono il doppio di quello plurinominale (2 a 1) invertendo il rapporto in generale che è di 1 a 2”.
Ha aggiunto l’Avv. Besostri “Sia alla Camera che al Senato vi è l’assurdità di un Collegio plurinominale coincidente con l’intera Regione che dovrebbe eleggere con metodo proporzionale un solo deputato e un solo Senatore. Un compito che nessun Nobel della matematica potrebbe mai assolvere. Teoricamente alla Camera dei Deputati grazie alle pluricandidature, al voto unico e alla assenza di scorporo, la lista per la Camera potrebbe essere incapiente, cioè non avere candidati eleggibili. E in tal caso i voti dei molisani potrebbero servire a eleggere un deputato in un’altra circoscrizione. Quale è impossibile saperlo prima perché verrà deciso da un algoritmo”.
Per quanta riguarda la legge elettorale molisana Besostri ha sottolineato: “Pur essendo la più giovane legge elettorale regionale riesce ad ignorare le sentenze n. 15 e 16 del 2008 e la sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale perché il premio di maggioranza e’ attribuito alla lista o alle liste in coalizione collegate con il candidato presidente più votato, a prescindere da ogni percentuale minima in voti o in seggi”.
E ha proseguito “Il premio di maggioranza è inoltre eccessivo ed è comunque attribuito nella misura minima di 12 consiglieri su 20 indipendentemente dalla percentuale dei voti ottenuti dal candidato presidente o dalla lista o dalle liste collegate al presidente. Nella maggioranza delle regioni il premio è pari al 60% dei seggi solo se il candidato presidente supera il 40% dei voti validi”.
La maggioranza su 21 consiglieri (20 consiglieri eletti + il Presidente che è componente del Consiglio ai sensi degli artt. 1.3 e 2.4 della L.R. n. 20/2017) è di 11, che è sufficiente per approvare lo Statuto ai sensi dell’123 Cost, come modificato dalle leggi costituzionali 22 novembre 1999, n. 1 (art. 3) e 18 ottobre 2001, n. 3 (art.7), le leggi e i regolamenti e per respingere una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente della Regione presentata ai sensi dell’art. 36 dello Statuto regionale per presentarla basta un quinto dei Consiglieri, ma per approvarla ci vuole la maggioranza assoluta dei consiglieri, cioè 11.
E ha incalzato “Per di più il premio non garantisce la maggioranza perché l’art. 19.1 Statuto stabilisce il divieto di mandato imperativo, quindi i consiglieri eletti grazie al premio di maggioranza non hanno alcun obbligo di votare per il Presidente, di non proporre la mozione di sfiducia o di votarla”.
Besostri ha infine concluso denunciando che l’attuale legge regionale del Molise viola l’art. 48 Cost. per cui il voto non è uguale. “Per concorrere all’attribuzione di seggi una lista in coalizione basta che raggiunga il 3% dei voti validi, anzi 2 di esse hanno garantito un seggio, quando il quoziente naturale intero per averlo è il 4,7% (100:21), mentre una lista non coalizzata deve avere almeno il 10% per l’art. 11.5 L.R. 20/2017.
“Il voto unico vincolato viola l’art. 48 Cost. sul voto libero e personale, in ogni caso per il voto al Presidente che si trasferisce alla lista o addirittura alle liste”.
L’incontro è stato anche l’occasione per presentare il 4° ricorso per conflitto di attribuzione relativo alla violazione degli artt. 3 e 48 della Costituzione ad opera della Legge Rosato (n. 165/2017), come violazione del diritto del corpo elettorale come potere dello Stato-Comunità menomato nelle sue attribuzioni di votare in conformità a Costituzione.
Campobasso è la seconda città dopo Ravenna a presentare un ricorso adesivo al Ricorso già presentato in Corte Costituzionale il 14 dicembre scorso.
“Si tratta di un ricorso inedito che si fonda sul fatto che la Costituzione italiana – ha affermato Besostri – e solo quella italiana è l’unica in cui viene detto chiaramente che la sovranità, non discende ma, appartiene al popolo, e se uno esercita la sovranità deve essere un potere dello Stato”.
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