Per uscire dal tunnel in cui siamo finiti è indispensabile rompere i vincoli del regime di austerità: tutti i paesi europei ne sono stati danneggiati: in misura maggiore Grecia, Portogallo, Italia e Spagna, ma non sono escluse Francia e Germania. Occorre voltare pagina. La scelta della BCE di tagliare i tassi di interesse e svalutare l’euro aiuta anche i tedeschi e le loro esportazioni. Bisogna far ripartire gli investimenti e la produzione, elementi necessari per rilanciare l’economia e la competitività. Il Partito Democratico deve pretendere che l’Europa metta al centro della sua visione il fondamentale valore della solidarietà tra gli stati membri, che vuol dire dotarsi di un bilancio federale adeguato che possa consentire di ridurre gli squilibri, armonizzare la crescita e orientarla verso obiettivi innovativi sul piano della ricerca e sul piano dello sviluppo sostenibile.
Al contempo il PD è chiamato a dare soluzione ad un nodo irrisolto, che attiene alla sua stessa identità e cultura politica: l’adesione al Partito Socialista Europeo, unica scelta possibile e concretamente realizzabile per porre fine alla supremazia incontrastata della finanza e del mercato sulla politica e per rimettere al centro dei processi decisionali i bisogni delle masse lavoratrici e dell’esercito di precari e disoccupati rilegati in questi anni ai margini della vita sociale. Crediamo perciò – così come sostiene Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria nazionale del Partito Democratico – che se scegliamo l’Europa come la dimensione del nostro futuro, è in quello stesso spazio che dobbiamo ripensare la nostra identità. Il congresso del Partito Democratico è l’occasione che abbiamo per offrire il nostro contributo ideale alla costruzione del partito unico dei progressisti, dei socialisti e democratici europei, premessa e conseguenza della strada irreversibile verso gli Stati Uniti d’Europa.
Pur non aderendo alla manifestazione indetta per venerdì 15 Novembre dai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, riteniamo che la legge di stabilità possa essere l’occasione per intervenire e dare risposte in particolare alle giovani generazioni, la fascia maggiormente colpita dagli effetti della crisi. Chiediamo perciò un impegno concreto del governo Letta e del Parlamento finalizzato a dare stabilità a tutti quelli che fino ad oggi la parola stabilità non l’hanno conosciuta, con contratti di lavoro discontinui e retribuzioni insufficienti; stabilità ai ricercatori che lavorano in enti pubblici in costante riduzione; stabilità alle partite IVA iscritte alla gestione separata e ai fondi per il diritto allo studio. In particolare i 63 mila posti di lavoro persi in un anno fra collaboratori a progetto e partite iva iscritte alla Gestione Separata Inps, chiamano in causa l’urgenza di una modifica della riforma del lavoro targata Fornero. Senza contare che la Gestione Separata Inps è popolata da molteplici tipologie di lavori. Anche i redditi, quindi, sono diversi.
I redditi dei quasi 650 mila Contratti a Progetto si attestano sui 9.953 € lordi annui a fronte della media della Gestione separata di 18.073 €. Il dato più rilevante che emerge sui redditi è la notevole diminuzione dei compensi medi delle partite IVA passati da 18.836 del 2011 a soli 15.511 nel 2012 (-17,7% in un solo anno). Questo tracollo ha portato il loro reddito netto medio nel 2012 a 8.065,72 € annui, pari a 672,14 € mensili. Nel 2011 era di 816,22€ netti mensili.
L’andamento della perdita di posti di lavoro a progetto negli ultimi 6 anni conferma come le Leggi sul lavoro possano incidere fortemente sulla vita delle persone e delle imprese e soprattutto dei giovani.
Dei 250 mila posti di lavoro “atipici” persi in 6 anni circa 150 mila sono ragazzi sotto i 29 anni (60%) a cui si aggiungono altri 99 mila lavoratori tra i 30/39 anni (39%).
E’ necessario per questo puntare all’allargamento degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori precari e autonomi iscritti alla gestione separata Inps, gli unici a non aver avuto alcun sostegno al reddito in questi 5 anni di crisi. E non vanno trascurati i precari della ricerca e della Pubblica Amministrazione, molti dei quali, anche in Molise, rischiano di rimanere senza lavoro da Gennaio 2014, con il conseguente, ulteriore peggioramento dei dati occupazionali e il venir meno della garanzia dei servizi a beneficio dei cittadini e delle imprese.
Come Giovani Democratici del Molise sosteniamo l’impegno della Giunta Regionale e in particolare dell’Assessore al ramo Michele Petraroia sul tema delle politiche attive del lavoro. Le buone pratiche della concertazione, del dialogo e del confronto con il partenariato sociale ed economico, se da un lato stanno riallacciando il legame tra scuola, università, ricerca, formazione con il mondo del lavoro, sulla base dell’attenzione alle politiche attive come volano per il rilancio e la crescita, dall’altro stanno garantendo il reddito di centinaia di lavoratori molisani attraverso lo strumento dell’ammortizzatore sociale. Nel trovare quindi un equilibrio tra crescita ed equità sociale, è di fondamentale importanza il ruolo del Governo e del Parlamento che con la legge di stabilità hanno il dovere di fornire una adeguata copertura economica a tali politiche.
Davide Vitiello, Segretario GD Molise;
Nicola Palombo, Responsabile Lavoro GD Molise
Sottoscrivono il documento:
Anna Frabotta, Presidente GD Molise;
Caterina Cerroni, Segretaria GD Isernia;
Marco Giampaolo, vice Segretario GD Molise;
Marinella Di Carlo, Segretaria GD Basso Molise;
Renato Freda, Coordinatore Rete Studenti Universitari del Molise;
Osvaldo Varricchio, coordinamento nazionale RUN; Anna Spina, segreteria GD Molise; Pasqualino Di Bello, direzione GD Molise;
Raffaele Gonnella, Segretario GD Monteroduni;
Emanuela De Lellis, assemblea PD Molise;
Daniele Di Cillo, Segretario GD Ripalimosani;
Pasquale La Luna, vice Segretario GD San Martino in Pensilis