Finalmente l’Italia ha la sua legge sugli ecoreati. Un traguardo raggiunto il 19 Maggio, dopo 21 anni di battaglie e di proposte legislative, grazie alla determinazione di Legambiente, Libera, e altre 23 associazioni costituite da studenti, medici, cittadini, che avevano promosso un appello “In nome del popolo inquinato” per sostenere l’iter parlamentare.
«Per Legambiente è stata una giornata storica – spiega l’associazione ambientalista – In questo modo riusciamo a dare un duro colpo alle ecomafie: un fenomeno che ha coinvolto e coinvolge anche il Molise, garantendo maggiore sicurezza alle persone, difendendo la bellezza e biodiversità dei territori. Da ora in poi gli ecomafiosi e gli ecocriminali non la faranno più franca: grazie ad una norma come questa sarà possibile colpire con grande efficacia chi fino ad oggi ha inquinato l’ambiente in cui viviamo contando sull’impunità». Questo provvedimento è migliorato nel tempo grazie a una serie di integrazioni nate dal confronto con magistrati, forze dell’ordine, giuristi e associazioni, e costituisce una pagina memorabile della storia del nostro Paese. Inizia una nuova epoca per la tutela dell’ambiente, della salute e della parte sana dell’economia e dell’industria.
Il codice penale riconosce in questo modo i reati di disastro ambientale, punisce il traffico e l’abbandono di materiale radioattivo, l’impedimento al controllo e omessa bonifica. Una legge che tuttavia ha trovato degli ostacoli negli ultimi giorni. “Abbiamo corso il rischio di non vedere approvate le nuove norme a causa di una polpetta avvelenata infilata in extremis al precedente passaggio in Senato – ha afferma Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente – Il senatore di Forza Italia Antonio D’Alì aveva proposto di introdurre il divieto dell’air gun, tecnica molto invasiva di ricerca petrolifera in mare, ma questo divieto ha allarmato le aziende petrolifere causando forti pressioni sul governo affinché stralciasse la norma”. Così è avvenuto. Il divieto è stato tolto al passaggio alla Camera e l’Aula di Palazzo Madama ha dato il via libera con un ampio sostegno anche da parte del Movimento 5 Stelle.
Un colpo di mano che aveva come unico obiettivo quello di affossare il provvedimento. E’ nota infatti la battaglia di Legambiente contro le trivellazioni. Ma il provvedimento legislativo non doveva essere modificato: “Neanche una virgola” è stata, infatti, la campagna di sensibilizzazione sui social network portata aventi da Legambiente e Libera per tenere alta la guardia nei mesi scorsi. La Camera ha accolto l’appello degli ambientalisti, ed ora eco-giustizia è fatta!