Tutelare la biodiversità marina, per rilanciare l’economia legata ad una pesca sostenibile che eviti lo sfruttamento delle specie più consumate. Promuovere una nuova idea di turismo legato al mare che faccia della sostenibilità ambientale il suo punto di forza. Fermare subito ogni attacco alle risorse e alla biodiversità marina a partire dalle nuove attività di estrazione e ricerca di giacimenti petroliferi. Proprio su questo fronte Legambiente lancia alla Regione Molise impegnarsi fin da subito contro le trivellazioni nel mare Adriatico, a partire dal parere contrario sul piano di trivellazioni lanciato da Zagabria nel mare Adriatico.
Sono questi i temi che saranno affrontati e a approfonditi questo pomeriggio, alle ore 17 a bordo del Treno Verde, in sosta al binario 1 della stazione centrale di Termoli, nel corso dell’incontro dal titolo “Pesca, turismo e trivelle: quale compatibilità?”. Saranno presenti: Maria Assunta Libertucci, presidente Legambiente Molise; Paolo Marinucci, consigliere comunale Termoli; Filomena Florio, assessore all’Ambiente Comune di Termoli; Alberto Tramontano, assessore all’Ambiente Provincia di Campobasso; Stefano Maggiani, responsabile distretto 108A Lions; Emanuele Troli, Blu Marine Service; Ulisse Di Giacomo, senatore NCD: Roberto Ruta, senatore PD; Laura Venittelli, deputato PD; Vittorino Facciolla, assessore all’Agricoltura della Regione Molise; Sebastiano Venneri, responsabile Mare Legambiente Onlus e Pasquale Lollino, presidente Circolo Legambiente Maestrale.
Sull’impatto che le attività petrolifere possono avere sulla pesca basta riportare quanto affermato in uno studio del Norvegian Institute of Marine Research che riporta una diminuzione del pescato anche del 50 per cento intorno ad una sorgente sonora che utilizzava airgun (una tecnica di ispezione dei fondali marini).
“È impensabile continuare a parlare di rilancio dell’economia, della pesca e del turismo della costa molisana, così come per le altre regioni che si affacciano sul nostro mare, se non si pone un immediato freno alle scellerate scelte del Governo in materia di politica energetica – dichiara Sebastiano Venneri, responsabile Mare di Legambiente –. La notizia di pochi giorni fa che ha visto il ministero dell’Ambiente chiedere e ottenere dal governo croato l’avvio di consultazioni transfrontaliere sul piano di trivellazioni lanciato da Zagabria nel mare Adriatico è un primo importante passo per ridare potere di scelta alla Regioni e alle comunità locali. Ora, però, chiediamo che la stessa attenzione venga posta anche al mare italiano e al Governo chiediamo un cambio di passo nell’affrontare la questione trivellazioni in mare attivando la procedura di Valutazione ambientale strategica anche per le attività presenti nelle acque territoriali”
Il ministero ha informato dell’avvio della consultazione tra Italia e Croazia le regioni interessate, tra cui proprio il Molise, che sono state invitate a trasmettere entro il 20 aprile le osservazioni sul Piano, che verranno poi acquisite e inoltrate il 4 maggio, assieme a quelle del ministero, all’autorità competente croata.
“La Regione Molise ha una grande occasione per ribadire la propria idea di sviluppo per questo territorio schierandosi fin da subito contro nuove estrazioni nel mare Adriatico, formalizzando il proprio parere contrario al Piano, affiancando i nostri comuni costieri, tra cui Termoli e Montenero che già si sono espressi con delibere consiliari, e facendo fronte comune con le altre regioni interessate anche nei confronti delle richieste che riguardano il mare italiano – aggiunge Maria Assunta Libertucci, presidente Legambiente Molise -. Il mare è bene pubblico insostituibile da rispettare e tutelare per garantire non solo la tutela ambientale ma un futuro solido per l’economia della nostra regione. Per questo ci appelliamo alle istituzioni e alle associazioni di categoria, a partire da quelle della pesca e del turismo, agli enti parco e a tutti coloro che hanno a cuore la tutela del mare e del territorio molisano, per fermare l’insensata corsa all’oro nero e ripartire da una nuova idea di sviluppo delle risorse naturali di questo territorio”.
L’associazione ambientalista ricorda, che sono 72 le richieste attualmente in corso presentate per le attività di ricerca e prospezione nei fondali di idrocarburi. Richieste che interessano un’area marina pari a circa 32mila kmq nel caso della ricerca e 92mila kmq nel caso della prospezione, oltre le decine di piattaforme già attive per l’estrazione di gas e petrolio nei mari Adriatico, Ionio e nel Canale di Sicilia. La questione della sicurezza delle attività estrattive è al centro della direttiva 2013/30/UE sul rafforzamento delle condizioni di sicurezza ambientale delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi. Un altro riferimento importante è anche la direttiva 2008/56/CE, riguardante la Strategia marina, che ha tra gli altri l’obiettivo del buono stato ecologico del mare al 2020 e prevede di valutare anche l’impatto cumulativo di tutte le attività per una gestione integrata del sistema marino-costiero.