I nuovi fenomeni mafiosi al centro dell’incontro dal titolo “Le nuove mafie” che si è tenuto il 15 febbraio all’Istituto Comprensivo Statale di San Salvo e organizzato dal Comune di San Salvo, dalla Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise e dall’Osservatorio Antimafia del Molise. Vincenzo Musacchio, giurista e presidente dell’Osservatorio Antimafia ha presentato il cortometraggio “Una vita per la legalità” girato dai ragazzi del carcere Malaspina di Palermo.
“Verità e giustizia sono valori che bisogna imparare da piccoli, per combattere il cancro mafioso”, ha affermato Musacchio agli studenti che lo ascoltavano con grande attenzione. “La legalità nelle scuole deve condannare i comportamenti illeciti, pur se lievi, che indicano mancanza di rispetto delle regole e vedono protagonisti i giovani”.
Nell’esaminare le metamorfosi delle nuove mafie, Musacchio ha toccato anche aspetti che riguardano l’Abruzzo e il Molise. Ha rimarcato che gli episodi di violenza sono abbastanza rari, è difficile trovare un omicidio o atti di violenza a livelli estremi come abbiamo sempre immaginato l’attività di Cosa Nostra, Camorra e Ndrangheta. Come fare allora a riconoscere le mafie? Una spiegazione la fornisce proprio Musacchio, scardinando l’immaginario collettivo, il professore parte, infatti, da ciò che è legale, cercando di capire ad esempio quante aziende sono infiltrate dalla criminalità organizzata e come questa entra nelle imprese locali.
Basta leggere i giornali, analizzare le indagini giudiziarie e le interdittive prefettizie e ci si rende conto che ogni volta che c’è un’operazione di mafia si sequestrano aziende e beni e questo è un aspetto ancora poco studiato da un punto di vista investigativo e tecnico scientifico. L’Osservatorio Antimafia del Molise ha compiuto uno studio comparativo esaminando proprio le sentenze con condanne per associazione per delinquere di stampo mafioso analizzando se le persone condannate per mafia erano azionisti o possedevano quote società di persone o di capitali o se erano amministratori di società. Dal lavoro effettuato emerge che non sono poche, in Molise e in Abruzzo, le aziende connesse con una delle organizzazioni mafiose italiane.
“Abbiamo potuto notare infiltrazioni di Ndrangheta, Camorra e Mafie pugliesi e in misura minore tracce di Cosa Nostra, ha continuato il prof. Musacchio”. “Tale tipologia d’infiltrazione evidenzia che le organizzazioni criminali vanno non solo dove c’è ricchezza ma anche in territori tranquilli dove possono riciclare il denaro sporco in attività economiche”. Le aziende che hanno subito indagini giudiziarie e interdittive prefettizie hanno spesso una parvenza di legalità, sembrano normali aziende che offrono servizi apparentemente legali, ma a prezzi contenuti, in realtà sono infiltrate o addirittura già diventate proprietà della “Mafia S.p.A.”. Non ci sono, attualmente, evidenze di un insediamento strutturato e autonomo.
Le mafie si sviluppano, invece, grazie a un’elevata mobilità ed elasticità delle strategie e non mirano più a controllare il territorio, ma ne condizionano il sistema economico attraverso il reinvestimento dei loro capitali illeciti. Le mafie che operano in Molise e in Abruzzo si mettono al servizio del mercato proponendosi per attività quali l’esercizio abusivo del credito, l’erogazione di servizi illeciti e l’abbattimento dei costi d’impresa, attraverso manovre d’intermediazione del lavoro. Per tali servizi ricorrono alle competenze di professionisti locali. Si tratta spesso d’imprenditori e professionisti in difficoltà finanziaria, che per acquisire maggiore competitività si consegnano alle organizzazioni mafiose. Musacchio si è soffermato anche sul settore degli stupefacenti e in particolare la zona adriatica.
Lo scalo marittimo sembra essere diventato un punto transito e a volte di approdo importante, come dimostrano gli ultimi sequestri operati dalla Guardia di Finanza di Termoli e di Vasto. In quest’ambito, i criminali albanesi sembrano essere particolarmente scaltri: la criminalità del paese della aquile, sembra aver acquisito, in Molise ed in Abruzzo, una sorta di monopolio di tutta la filiera illecita relativa alla distribuzione degli stupefacenti, dimostrando capacità relazionali anche con altre compagini delinquenziali, ndrangheta compresa.
L’incontro si è concluso affermando che Molise e Abruzzo ormai non sono più isole felici ed è bene che i cittadini se ne rendano presto conto.