In una congiuntura economica drammatica e con milioni di disoccupati che si sommano a 8 milioni di precari sottopagati, tutto serve all’Italia, tranne uno scontro veemente tra le istituzioni e le parti sociali. Nessuno mette in dubbio l’obbligo di riordinare le normative in materia di lavoro ma è sbagliato far passare il messaggio che eliminare le tutele serva a far ripartire la crescita e l’occupazione. Non è così! Per alimentare la ripresa produttiva occorrono investimenti con politiche espansive sostenute dall’Unione Europea e dal Governo Nazionale attraverso strumenti negoziali, contratti di sviluppo e accordi di programma da stipulare con le imprese e con le istituzioni locali.
Solo se si creano nuovi posti di lavoro attraverso gli investimenti pubblici potranno ripartire i consumi superando la stagnazione economica e la deflazione regressiva. All’Italia occorre un Patto per il Lavoro da condivide con le imprese e con i sindacati che ristabilisca come priorità strategica lo sviluppo del Mezzogiorno e sostenga con risorse aggiuntive mirate la reindustrializzazione delle aree di crisi delle regioni meridionali. Bisogna sbloccare i trasferimenti di fondi perequativi in favore del Sud per evitare la desertificazione produttiva descritta nell’ultimo rapporto SVIMEZ. Impegnare energie in uno scontro ideologico contro il sindacato è un errore plateale che risponde più alle sollecitazioni internazionali di quella finanza speculativa che ha causato la crisi di questi anni e non alle reali esigenze del sistema produttivo nazionale.
Il Governo Renzi si adoperi per sbloccare i 300 miliardi promessi dal Presidente della Commissione Europea Juncker per rilanciare gli investimenti per la crescita, si spenda per reperire altri fondi in favore delle imprese orientando alla creazione di nuovi posti di lavoro parte dei risparmi ottenuti con i tagli della spesa pubblica e ricerchi un dialogo con le parti sociali per una riforma del lavoro condivisa, utile e non punitiva nei confronti della dignità della parte debole del mercato del lavoro.
Lavoro: senza dialogo con le parti sociali non si esce dalla crisi
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