L’ultimo report del centro studi ImpresaLavoro, formulato secondo i dati raccolti dall’Istat, fotografa in maniera preoccupante la situazione del Mezzogiorno e del Molise in termini di perdita dei posti di lavoro; il numero dei lavoratori nella nostra regione è sceso del 9,52% (ossia 10.748 unità), dato che pone il Molise secondo solo alla Calabria. Anche il segretario regionale della Uil Molise, Tecla Boccardo, nel suo intervento non ha utilizzato mezzi termini nel descrivere l’attuale situazione: “Riteniamo, che il Governo e la sua condotta a riguardo siano ancora distanti dal raggiungere un benché minimo traguardo, considerando noi inadeguata la sua azione, lenta e spesso senza un’idea chiara alla base. Assistiamo a un semplice spostamento di risorse da un intervento all’altro, magari con qualche razionalizzazione e velocizzazione, ma senza che siano messe in campo risorse aggiuntive e investimenti che davvero farebbero la differenza”.
Numeri preoccupanti, nonché drammatici, a fronte dei quali la variazione in aumento di 1.533 posti di lavoro nella nostra regione, in linea con il trend di recupero dell’occupazione registrato a livello nazionale, non sembra delineare “un’interessante inversione di tendenza della dinamica occupazionale del Molise” come invece dichiarato dal Vicepresidente Petraroia.
“Avere esteso gli ammortizzatori sociali in deroga ad una platea di tre mila disoccupati non è stata una scelta che si è posta in contrapposizione con la ripresa dell’occupazione stabile e sicura in Molise”, chissà cosa ne pensano di queste dichiarazioni i lavoratori della Gam, dello Zuccherificio e di tutte le piccole e medie imprese coinvolte in vertenze che a oggi la Regione non è ancora riuscita a risolvere.
È questa la tanta autocelebrata inversione di tendenza?
Ci troviamo piuttosto di fronte ad un comparto lavoro sempre più sofferente, che attende risposte certe, e non più solo proclami e promesse,“per cogliere le sfide dello sviluppo occorre un clima di fiducia improntato al senso del dovere che impegni ciascuno a fare la propria parte con equilibrio e responsabilità”, un impegno, Vicepresidente Petraroia, di cui deve farsi carico il Governo regionale, e che finora non abbiamo ancora visto concretizzarsi, tenuto conto che, sempre rimanendo ai numeri, nel biennio 2013/2014 si sono persi, in Molise, circa 8 mila posti di lavoro.
A preoccupare maggiormente devono essere i dati del tasso di disoccupazione giovanile che nella fascia 14-24 anni è passato dal 28,8% del 2008 al 49,3% del 2014, mentre nella fascia 15-29 anni è passato dal 21,7% del 2008 al 40,9% del 2014, segno evidente della grave difficoltà che i ragazzi molisani si trovano davanti per entrare nel mondo del lavoro, con in più il 30% dei giovani tra i 15 e i 34 anni che non lavora e non studia; qual è risposta è stata data a questi ragazzi in tema di occupazione?
Proprio questi numeri dovrebbero essere lo stimolo a operare bene e nel minor tempo possibile, invece riscontriamo proprio negli interventi dedicati ai giovani, ossia la fascia più esposta alle conseguenze negative dell’attuale situazione di crisi economica e lavorativa, ritardi ingiustificati e soprattutto ingiustificabili stante la realtà della situazione attuale.
Basti pensare al recente esempio del Pacchetto Giovani, strumento importante che la precedente amministrazione regionale aveva messo in campo per dare una risposta ai tanti giovani molisani di costruirsi un futuro lavorativo, le cui procedure sono state portate a termine dopo più di un anno e mezzo e annunciate con la solita autocelebrazione in occasione della visita in Molise del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti; “una risposta ai giovani che hanno scelto di investire in proprio, di maturare un’esperienza all’estero o un’assunzione a tempo indeterminato”, una risposta che i giovani molisani hanno dovuto attendere per molto tempo.
D’altra parte anche l’ultimo rapporto annuale dello SVIMEZ, nonostante un cauto ottimismo per la ripresa generale del Mezzogiorno, ha comunque fornito alcuni dati da attenzionare con la massima cura e che devono essere da stimolo per implementare le attività da mettere in campo per risolvere i reali problemi della nostra regione: un tasso di disoccupazione al 15,2%, un PIL procapite di 18 mila euro e una percentuale di famiglie povere del 19,3%.
Con tutti questi dati alla mano, certificati e veritieri, è possibile parlare di aziende che hanno superato la crisi, che hanno recuperato volumi e fatturato? A noi sembrano dichiarazioni che disegnano un’altra realtà e che non tengono conto invece delle difficoltà del nostro tessuto sociale ed economico.
“Nel 2016 si potrà sostenere l’inversione di tendenza – affermano dal Governo Regionale – e consolidare il mutamento del mercato del lavoro regionale”: concretamente e senza sofismi, come si intende realizzare questo intervento? Con quali strumenti e in quali modalità? Le tempistiche?
Il tempo dei proclami, degli spot, deve lasciare spazio a quello delle certezze e soprattutto della chiarezza con chi deve lottare quotidianamente con le difficoltà del mondo del lavoro e con l’ombra del precariato.
Discorso che vale anche per la sanità, settore strategico e nodo fondamentale della nostra realtà regionale; un primo passaggio è stato realizzato con la proroga del contratto del personale sanitario in scadenza, un provvedimento dovuto e in linea con quanto stabilito dalla recente legge di stabilità, con il quale si garantirà il rispetto dei livelli essenziali di assistenza e, ci auguriamo, si supererà definitivamente il problema del precariato in sanità riguardo a figure indispensabili per garantire l’efficienza e l’efficacia del servizio.
Ora bisogna concentrarsi per una visione di riorganizzazione unica e unitaria che ridisegni al meglio tutto il sistema tramite i programmi operativi che auspichiamo il Presidente Frattura porti in Consiglio regionale il prima possibile, dando modo di realizzare appieno il nostro ruolo e di apportare eventualmente quelle modifiche necessarie per garantire il diritto alla salute dei cittadini.
Lavoro: il governo regionale continua nell’autocelebrazione fine a se stessa
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