Lo scorso 21 settembre 2019, i sindaci del BioMolise – Distretto frentano si sono riuniti per discutere su alcune questioni riguardanti la problematica cinghiali. Le continue lamentele da parte degli agricoltori e la necessità di garantire la sicurezza dei centri abitati e delle strade vicinali, infatti, sono state il monito per razionalizzare il problema affrontandolo da un nuovo punto di vista, ovvero quello di trasformare i cinghiali da problema a risorsa.
Il tema della filiera corta delle carni di selvaggina è molto attuale ed è tema al quale anche il mondo venatorio deve guardare con interesse. La questione è piuttosto ostica, ce ne rendiamo conto, ma cercare nuove soluzioni è per noi un dovere, per tutelare i nostri agricoltori, la sicurezza del nostro territorio e per provare a dare risposte concrete alla richiesta di occupazione, magari con possibilità ancora mai prese in considerazione.
Sperando che la filiera delle carni contribuisca a risolvere il problema del numero dei cinghiali presenti nella nostra regione, siamo invece certi che da quelle provenienti dagli interventi di contenimento della specie possano derivare risorse importanti da destinare all’indennizzo dei danni all’agricoltura e a misure di prevenzione da mettere in atto per mitigare il problema. Una filiera che sicuramente sarà in grado di produrre ricchezza e posti di lavoro, attraverso un utilizzo razionale della fauna selvatica. Noi ci auguriamo che il Consiglio Regionale prenda in considerazione questa possibilità che, come detto, avrebbe una molteplice valenza: riduzione del numero dei cinghiali, creazione di posti di lavoro, business economico legato alla produzione, trasformazione e vendita delle carni, maggiore sicurezza, meno danni all’agricoltura.
La nostra proposta è in linea con la Wild Life Economy.
Wild Life Economy significa trarre beni, servizi e reddito dalla fauna selvatica: se vogliamo salvarla dobbiamo farla diventare una risorsa economica, sia pure con cautela. E ci sono due strade principali per farlo, entrambe percorribili: catturando l’animale selvatico nel suo ambiente per un consumo di tipo alimentare, come appena proposto per gli ungulati, o utilizzarlo a scopo didattico, di osservazione naturalistica, soluzione percorribile invece per specie come il lupo.
Nella nostra regione, l’osservazione naturalistica potrebbe essere potenziata, vista la presenza di Oasi e Riserve che proteggono una grande percentuale di animali del territorio, al fine di incentivare un turismo ancora troppo poco valorizzato e promosso. In conclusione, la nostra proposta è quella di valutare possibili alternative alla liberalizzazione della caccia o alla sola caccia di selezione in stagione venatoria. Si tratta di avere una visione più ampia ed interdisciplinare, che provi a mettere insieme la necessità di rispondere ad un problema – quello della diffusione massiva dei cinghiali – con il bisogno di fare impresa, di protezione del territorio, di sicurezza dei cittadini, provando ad aprire nuove possibilità e nuovi mercati. Un lavoro che andrebbe fatto di concerto tra noi, amministratori locali – che rappresentiamo agricoltori storici, giovani che vogliono fare impresa ed il nostro territorio da salvaguardare – e il consiglio regionale, arrivando ad una valutazione di giunta che interpreti questi interessi che oggettivamente coinvolgono tutti i membri, vista la trasversalità della questione.
I Sindaci dei Comuni del BioMolise – Distretto frentano