Tra gli enti cosiddetti sub regionali un ruolo sicuramente importanza, per la funzione ‘sociale’ che svolge, è ricoperto da Molise Acque, già al centro di polemiche e contrasti di natura politica in riferimento alla costituzione dell’Egam ed agli strascichi seguenti sulla cosiddetta privatizzazione del servizio idrico. Come direbbero gli psicologi, partiamo dalla fine. Lo spunto viene dalla pubblicazione sul Burm della Regione Molise di alcune concessioni, in favore di un unico soggetto privato, a derivare ad uso idroelettrico determinati quantitativi di acqua in transito sulle condotte di Molise Acque. Non è la privatizzazione del servizio ma, come detto, il permesso in concessione a privati per lo sfruttamento di risorse idroelettriche dietro pagamento di un canone annuo; non è questo il core-business per l’azienda che riceve l’autorizzazione in concessione, quanto piuttosto l’accordo seguente, cioè la convenzione per lo sfruttamento per la gestione della risorsa idrica ad uso idroelettrico mediante quello che viene definito ‘co-uso’ delle infrastrutture. In sostanza il privato potrà produrre e rivendere energia, versando all’Ente pubblico delle royalties, che consistono in una percentuale (non particolarmente alta secondo altri schemi di convenzione precedenti) con un minimo garantito a prescindere dalla produzione ed un incremento in base alla portata dello sfruttamento della risorsa e, quindi, del volume delle vendite di energia elettrica. Sarebbe un normale passaggio tra pubblico e privato che, però, nel caso del Molise pone qualche interrogativo che adesso spiegheremo. Le condotte, come detto, sono di proprietà di Molise Acque, che tecnicamente è ‘azienda’, con una propria autonomia e che vive delle sue entrate; su di essa la Regione esercita il controllo stabilito dalla legge e ne approva il ‘Piano programma’ che sarebbe poi il Piano industriale. Detto questo Molise Acque ha una situazione economica e di bilancio preoccupante: negli ultimi esercizi ha accumulato perdite consistenti, nell’ordine di milioni di euro; ciò per una serie di motivi, anche strutturali e connaturati alla sua natura (tariffa bassa, mancato o ritardato pagamento dell’acqua da parte dei Comuni e conseguente mancato o ritardato pagamento dei fornitori ed altro ancora). Allora sorge spontanea una domanda: perché autorizzare la concessione alla deviazione ad un privato e, soprattutto, esternalizzare i vantaggi economici di questa operazione, su condotte di proprietà di Molise Acque e non investire affinché sia la stessa azienda pubblica a gestire le centrali idroelettriche e poi avere i vantaggi economici derivanti dalla vendita di energia elettrica, per migliorare la propria situazione economica? Non sappiamo se la convenzione con il privato avrà le stesse condizioni di altre precedenti, che si distinguevano per delle royalties quasi minimali; nel caso l’interrogativo sarebbe ancor più forte, soprattutto in considerazione del fatto che sono in ballo i destini di decine di dipendenti dell’Ente-azienda e delle loro famiglie. Torneremo sulla questione con maggiori dettagli prossimamente.
Stefano Manocchio