Home Economia La visione di Marco Biagi: “Potenziamento del welfare e partecipazione dei lavoratori”

La visione di Marco Biagi: “Potenziamento del welfare e partecipazione dei lavoratori”

Alfredo Magnifico

Ho partecipato con molto piacere al convegno, svoltosi all’auditorium di via Rieti a Roma, indetto dall’associazione Tarantelli, sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione aziendale-proposta di legge già approvata alla camera che dovrebbe dare vita all’art, 46 della Cost.

Marco Biagi come Tarantelli furono persone molto vicine al mondo del lavoro, nella vigilia ho ricordato Tarantelli per la sua vicinanza alla CISL di Carniti oggi post convegno voglio ricordare Marco Biagi, anche lui barbaramente martirizzato dalle BR il 19 marzo del 2002.  

Nato a Bologna il 24 novembre 1950 nel 1984 vince il concorso a cattedra ed è chiamato come Straordinario di Diritto del Lavoro e di Diritto Sindacale italiano e Comparato dall’Università di Modena, presso il Dipartimento di Economia aziendale. Dal 1987 al 2002 è Ordinario presso la medesima Facoltà di Economia.

Direttore scientifico di SINNEA International, Istituto di ricerca e formazione, Bologna,Consulente della Commissione Europea Direzione Generale V (Relazioni Industriali, Occupazione) Direttore del Centro Studi Internazionali e Comparati del Dipartimento di Economia Aziendale presso l’Università di Modena, Componente del Comitato Tecnico-Scientifico dell’Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Regione Emilia-Romagna, Consulente della Commissione delle Comunità Europee (Fondazione per il Miglioramento delle Condizioni di Vita e di Lavoro, Membro della Commissione di esperti per la riforma della normativa sull’orario di lavoro dal Ministero del Lavoro, Presidente della AISRI (Associazione Italiana per lo Studio delle Relazioni Industriali), Consulente dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, Ginevra (Ambiente di lavoro), Direttore della Rivista “Diritto delle Relazioni Industriali”.

Tutte le commemorazioni e i convegni, hanno sempre collegato la sua visione all’attualità del dibattito politico e sindacale sul lavoro; quest’anno, sia l’esame parlamentare delle proposte di legge sulla partecipazione dei lavoratori, sia l’iniziativa referendaria della Cgil ci riconducono al suo pensiero, che era teso a intuire la trasformazione del lavoro e ad avviare la strumentazione per governarla in favore della inclusione delle persone nel mercato del lavoro.

Sia la proposta di legge sulla partecipazione sia l’iniziativa referendaria della Cgil, ci riportano al suo pensiero, anche se rappresentano, in opposizione tra loro, il compimento dell’auspicio contenuto nel Libro Bianco del 2001, ovvero “il graduale superamento delle vecchie tutele rigidamente difensive”.

Biagi sollecita relazioni industriali cooperative affinché i rappresentanti dei lavoratori potessero condividere la faticosa transizione.

Biagi desiderava un mercato del lavoro dinamico e inclusivo nell’interesse dei lavoratori, di qui la critica alla sanzione della reintegrazione, nel caso di licenziamento non giustificato, che non aveva mai appartenuto alla scuola riformista nella quale si era formato. Il moderno art. 18, ferme restando le adeguate (e certe) tutele monetarie, avrebbe dovuto essere proprio quel diritto-dovere all’apprendimento per il potenziamento delle capacità, delle competenze, della professionalità e della occupabilità.

Allo stesso tempo aveva recepito la normativa europea sui contratti a termine nella convinzione che potessero favorire l’innovazione delle imprese e allargare la partecipazione al mercato del lavoro, evolvendo naturalmente in contratti permanenti, gli  appalti e subappalti furono disciplinati nella “sua” legge affinchè fossero garantite insieme la specializzazione produttiva e le tutele dei lavoratori.

I quesiti referendari promossi dalla CGIL vanno nella direzione opposta a quella da lui indicata alternativa a quella dei cambiamenti necessari per il protagonismo dei lavoratori nella nuova dimensione produttiva.

La lezione di Biagi consiglia di comprendere nei contratti nazionali il potenziamento delle prestazioni di welfare aggiungendo tutele nel caso di non autosufficienza e di favorire la partecipazione dei lavoratori agli andamenti aziendali positivi attraverso incrementi retributivi automaticamente collegati o deliberati da accordi aziendali.

Si dovrebbe definire una tassazione piatta, agevolata e definitiva del salario fino a un massimo di 8000 euro nell’anno per i percettori di redditi entro gli 80 mila euro, identificate da accordi aziendali allo stesso tempo sarebbe necessario reintrodurre una automatica tassazione piatta, agevolata e definitiva per straordinari, lavoro notturno, festivo, prefestivo fino a 6000 euro per i percettori di redditi fino a 40 mila euro nell’anno.

Emmanuele Massagli, Presidente Fondazione Ezio Tarantelli, Marco Osnato Presidente Commissione Finanze Camera dei Deputati, Davide Guarini Segretario Generale Fisascat-CISL, Maurizio Sacconi Presidente Associazione Amici Marco Biagi, Antonio Gozzi Presidente di Federacciai, hanno chi per un verso chi per l’altro ripreso, ripercorso e riproposto la visione di Marco Biagi, con spunti interessanti.

Daniela Fumarola la neo segretaria della CISL concludendo i lavori afferma: “Credeva nella Partecipazione che non significa eliminare il conflitto ma superare l’antagonismo sterile per valorizzare il lavoro”

 “Biagi credeva nella forza del dialogo, nella capacità delle parti sociali di trovare soluzioni condivise, dinamiche, adattive, e nella necessità di un sistema di relazioni industriali orientato alla concertazione e alla responsabilità, credeva che l’incontro negoziale tra impresa e lavoro, fosse la via maestra per costruire un sistema di relazioni più equo, tutelante e competitivo. Partecipazione, contrattazione e concertazione sono i tre lati fondamentali di un campo riformista che oggi deve vedere uniti sindacati, imprese e governo. Nessun corporativismo, nessun consociativismo: solo sano esercizio di responsabilità, autonomia e libera soggettività politica di ogni parte. Un modello partecipativo non solo migliora la qualità del lavoro, ma rafforza anche la competitività delle imprese, l’occupazione stabile e il benessere sociale“.

Bisognerebbe partire da questo per ricomporre con rispetto la rappresentanza di tutto il mondo del lavoro, senza pregiudizi e senza preclusioni.

Alfredo Magnifico

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