I fatti parlano anche ai sordi e ci dicono, dopo aver fatto finta di nulla per tanti altri ante-fatti, in che mani siano finiti la politica ed il governo di questa Regione. Ma i fatti rivelano anche una realtà molto più profonda e preoccupante delle cose stesse. Stanno accadendo fatti gravi che il chiacchiericcio, volutamente frastagliato e ipocrita, perciò evasivo ed inconcludente, impedisce di mettere a fuoco. Qui voglio provare a farlo.
Sta succedendo semplicemente questo: cade a pezzi, a volte in forma ridicola altre volte in forma drammatica e penosa, ma sempre con tanta vergogna, l’intero assetto politico costruito a tavolino nel 2011 dal Centrosinistra molisano (Pd e altri cortigiani a vario titolo comparsi sul proscenio politico) nato per interrompere una lunga e fallimentare stagione del Centrodestra nella nostra regione.
Interruzione legittima, avvicendamento irrinunciabile. Sia chiaro. Lo confermo ancora e con convinzione proprio perché quella di oggi, affatto sorprendente per me, non sia una circostanza da mistificare. Qualcuno quell’avvicendamento lo scambio’ per avvenimento epocale e chi, come me, non volle partecipare alla baldoria elettorale, del 2011 e del 2013, venne per quel motivo accusato, schernito e, infine, confinato in compagnia di una sorta di stigma permanente che ho ritrovato, pensate un po’, come causa della inaccessibilità alle primarie di Aprile 2015 a Montenero. Non partecipai a quella baldoria (non per gli elettori, ovviamente) perché sapevo che sarebbe finita così. E io non volevo finire nell’orgia del malaffare. Basta riprendere i documenti scritti e pubblicati. Questione di punti di vista, e non solo!
Le Primarie si sono rivelate, fin dalla loro istituzione e per il modo come si sono svolte in Molise, una accattivante quanto balorda vetrina della farsa politica.
Oggi è ancora peggio ovunque. Basta guardarsi intorno. Che innovazione ragazzi! Insomma l’assetto politico costruito con le mani di pochi intimi, quattro anni fa, che debutto’ con la scoppola alla Provincia della Fanelli ed alla Regione con Frattura (che vinse dopo il ricorso nel 2013) sta franando rovinosamente e, a mio avviso, per due motivi fondamentali.
1- È stato costruito dentro una miscela torbida fatta di accordi di potere, di operazioni trasversali e trasformistiche, di logiche spartitorie, di finalità affaristiche e di interessi personali.
2- Per manifesta incapacità politica di corrispondere alla domanda di cambiamento richiesto e promesso e, sul piano del Governo, per una assenza totale di idee, di proposte, di soluzioni da dare alla crisi in generale ed alla domanda di lavoro in particolare.
A questo va aggiunto il corollario infinito delle metastasi che hanno colpito la politica di casta, che nella versione molisana contempla anche il vizio di usare il potere di una semplice carica per assecondare i conti di chi conta al fine di ricavarsi una salvezza personale che, non potendola raggiungere in nome di una bandiera ormai svenduta e imbrattata, pensa di ottenerla dal compromesso losco e dalla propaganda di fine stagione.
Questa frana strutturale ed il conseguente declino dei protagonisti di questa breve e disastrosa stagione, adesso lo possiamo dire senza rischio di essere smentiti, sono in sintesi l’esatta conclusione di un modo di fare politica che tradisce qualsiasi progetto ideale e programmatico mentre ansima esclusivamente per la gestione del potere fine a se stesso.
E di questo potere, inutile, dannoso, autoreferenziale, alla fine i cittadini rivendicano e praticano la soppressione. Siamo al capolinea, dunque, nonostante l’avanspettacolo degli ultimi tempi con vecchi e nuovi accrocchi di questo centrosinistra che invece deve essere chiuso e soppiantato, letteralmente scalzato e ricostruito non per decreto, non per trame oscure come quelle conosciute, ma con quel grande, immenso capitale umano, culturale e identitario errante quanto si vuole, ma presente e palpitante. In un confronto serrato e per un progetto comune con i Movimenti più avanzati e le Associazioni più vive e rappresentative che sono sintonizzate con la politica al servizio del bene comune. Questo è un compito ed una responsabilità di ciascuno di noi, altrimenti l’avvenire delle nostre comunità e dei singoli cittadini non riusciremo a rimetterlo nelle mani di una politica seria che sia capace di servire una causa giusta per dare un senso alla singola e alla collettiva esistenza.
Nicola D’Ascanio