La protesta per la protesta è inutile e pericolosa, non serve e apre la porta a derive autoritarie

Chi è senza peccato, scagli la prima pietra! A Roma l’arresto di Marra  ha evidenziato l’improvvisazione di una classe dirigente a 5 Stelle, già anticipata dall’imperizia sulla raccolta firme a Palermo,  nonchè dalle crisi nei comuni di Parma, Livorno e dei centri campani più esposti al rischio di infiltrazione camorristica. A Milano si autosospende il Sindaco per vicende legate ad Expò e per sei mesi saranno rispettivamente il Vice-Sindaco ed il Vice-Presidente dell’Area Metropolitana a sostituirlo nella guida della seconda città italiana e dell’ex-amministrazione provinciale. La politica paga pegno alla protesta, i partiti sono evaporati e le istituzioni scontano  l’arrivo di esponenti provenienti dalle esperienze più variegate, ottimi professionisti ma scevri di ogni conoscenza sul funzionamento delle regole democratiche. Se questa è l’alternativa, l’originale non gode di miglior salute. Centrodestra e centrosinistra, salvo rare e lodevoli eccezioni, praticano politiche non dissimili e fanno i conti con una sistemica anemia della partecipazione popolare. I cittadini combattono quotidianamente con un disagio sociale che alimenta la disaffezione dai partiti, assistono a fenomeni deprecabili di amministratori che confondono le istituzioni pubbliche con i propri interessi privati, a giusta ragione non credono a slogan propagandistici di corto respiro, e soffrono l’assenza di proposte progettuali credibili, serie e rigorose, da poter sostenere alla luce del sole. La corsa alla protesta per la protesta è lo sport più praticato del paese, si punta il dito contro qualcuno, si grida all’untore, si abbaia alla luna e ci si abbandona al peggior dileggio pur di farsi spazio contro gli altri e non a servizio dei cittadini. Questa modalità si è diffusa nella gran parte dei paesi più evoluti, ed è frutto della vittoria secca della finanza sulla politica. E’ il mercato a dettare l’agenda di governo, sono le banche a condizionare la sovranità nazionale ed è il profitto, la speculazione in borsa o la produzione di merci, a tracciare il perimetro entro cui le persone nascono, vivono, si spostano e lavorano. La politica non ha più strumenti per indirizzare le politiche economiche, non controlla più la moneta, non riesce ad avere risorse adeguate per garantire il progresso dei popoli, il diritto all’istruzione, e la protezione sociale e sanitaria. I cittadini hanno metabolizzato che attraverso la politica tradizionale, conformista o riformista, non riescono più a conservare le conquiste sociali essenziali, e si affidano alle destre estreme, ai miliardari e ai movimenti populisti. Ogni epoca dominata dalla protesta fine a sé stessa è sfociata in una deriva autoritaria, e non sarà semplice invertire il corso degli eventi in America, in Europa e in Italia. I 34 milioni di cittadini che hanno votato il 4 dicembre fanno ben sperare, ma ora spetta alla politica predisporre proposte progettuali capaci di aggregare le persone in positivo indicando soluzioni praticabili, scelte comprensibili e programmi rigorosi. In questa fase è prioritario difendere la democrazia sconfiggendo la protesta, ed è auspicabile che tutti gli schieramenti compiano uno sforzo di elaborazione, organizzazione e progettualità capace, a destra come a sinistra di unire i cittadini su linee politiche chiare, coerenti e puntuali. Il faro è la Costituzione, poi ciascuno si strutturi come meglio crede nel rispetto delle leggi dello Stato, e si torni ad un sistema incardinato sulla più ampia, libera e democratica partecipazione popolare. La sfida è per tutti, nessuno può dare lezioni a nessuno, ma si superi l’odio, l’istigazione, la calunnia e la violenza, perché chi semina vento raccoglie tempesta !
Michele Petraroia

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