Nel quadro dei programmi di valorizzazione del patrimonio artistico e culturale locale, viene proposto un evento
espositivo distribuito su tre sedi museali molisane volto a rievocare, attraverso gli scritti e le immagini di un artista
americano che fu tra i protagonisti della Scuola di New York nell’immediato dopoguerra, le tragiche vicende di cui
fu vittima il popolo del Molise tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1944, quando gli eserciti degli Alleati si
affrontarono con le truppe naziste per lunghi mesi sulla cosiddetta Linea Gustav, un sistema di fortificazioni lungo
il fiume Sangro culminante nel formidabile bastione di Montecassino.
Di queste note vicende la mostra rievoca una serie di capitoli ancora sconosciuti.
Anzitutto, la presenza della leggendaria associazione di volontari ambulanzieri dell’American Field Service e il
loro impegno a favore della popolazione civile in uno spirito alieno dalle logiche di guerra di cui si fa portavoce lo
stesso Congdon nei suoi epistolari, nel suo memoriale In the Death of One (di qui la citazione riportata nel titolo
della mostra) e nei disegni eseguiti sul luogo, carichi di una struggente partecipazione alle sofferenze umane.
E poi, ancora nel pieno della guerra, la sua collaborazione insieme con il collega ambulanziere John Harkness,
architetto di prestigio, alla stesura di un piano urbanistico delle città di Isernia semidistrutta dai bombardamenti; e
inoltre il rapporto con i Polacchi del 2° Corpo d’Armata con cui condivise il sanguinosissimo assalto finale a
Cassino nel maggio del 1944; e ancora il suo ritorno in Molise nel 1946, insieme con una missione dei Quaccheri,
per la ricostruzione dei paesi distrutti dalla guerra, anticipando gli interventi del Piano Marshall e dell’UNRRA.
William Condon artista ha assegnato un’assoluta centralità all’esperienza della testimonianza. Ha pensato il suo
gesto come un modo per registrare con precisione la realtà. Fedele all’obbligo di tramandare ciò che ha visto, ha
trasformato la singolarità di un evento in una sequenza dotata di uno spessore conoscitivo, destinata a essere
compresa e condivisa. Egli è stato un artista e un’inviato speciale che ha estratto dalla guerra barlumi di vita,
figure, volti, situazioni, violenze, disperazioni, abissi. Ma si è portato oltre ogni verismo; Condgon ha coniugato
visione e visionarietà ha filmato strazianti momenti che ha poi trasceso.
Una trentina di opere a olio dell’artista, scelte da tutti i periodi del suo lungo percorso creativo e collocate nella
sede di Castello Pandone a Venafro, corona la parte storica con immagini in cui si documenta la persistenza delle
ferite della guerra nel corpo stesso della pittura.
Inoltre, una decina di disegni eseguiti negli intervalli del suo servizio di ambulanziere, a documentare il dramma
della guerra, tra il 1942 e il 1945, verranno ospitati nella sede del Museo Archeologico Nazionale di Campobasso
(ex Museo Sannitico).
A Civitacampomarano, una piccola rassegna di pastelli eseguiti da Congdon presenta, con una nota più luminosa e
distesa, un ulteriore aspetto dell’opera di questo maestro del secondo dopoguerra ancora poco noto.
La Pace non è anch’essa un’emergenza?» – Wiliam Congdon e l’American Field Service in Molise, 1943- 1944
Museo Archeologico Nazionale di Campobasso (ex Museo Sannitico), Museo Nazionale di Castello Pandone, Venafro, Castello di Civitacampomarano 21 giugno-24 ottobre 2024