“La Pace: diritto di tutti i popoli – A 60 anni dalla Pacem in Terris”

Il 15 dicembre a Termoli, presso la Sala ex Cinema Sant’Antonio, ha avuto luogo il convegno dal tema “La Pace: diritto di tutti i popoli – A 60 anni dalla Pacem in Terris”, organizzato da Movimento dei Focolari Italia e da Pax Christi Italia, con la partecipazione della Comunità Papa Giovanni XXIII.
L’evento ha inteso rispondere all’invito della CEI al mondo cattolico, e a uomini e donne di buona volontà, ad essere autentici “architetti” e “artigiani” di pace e di fraternità e ad organizzare localmente iniziative sul tema della pace, nella prospettiva della 56a Marcia nazionale per la Pace di Gorizia.


Padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme, in collegamento video, ha delineato la situazione in Terra Santa, dall’attacco di Hamas del 7 ottobre alla risposta di Israele, che ha dato inizio ad una guerra e una situazione terribile, a Gaza ma anche in Cisgiordania: mai era stata vissuta una situazione così grave.

Da 75 anni, dalla Terra Santa si chiede invano alla comunità internazionale di trovare una soluzione perché i due popoli, palestinese e israeliano, possano vivere in pace ma la soluzione politica dei “due Stati” non è mai stata avviata e nessuno dei “potenti del mondo” chiede oggi il “cessate il fuoco”, a parte papa Francesco. La soluzione ai conflitti non può venire dalla violenza, l’odio e la vendetta ma solo dal dialogo. È fondamentale, inoltre, costruire da subito una strategia per poter affrontare la situazione dopo che la guerra sarà cessata.


Mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia, definisce la pace un diritto
dell’umanità, che richiede il rispetto dei diritti dei popoli e della persona umana e la solidarietà tra nazioni. Nel conflitto in Terra Santa ci troviamo dinanzi a crimini contro l’umanità e a una vendetta che non ha precedenti. La guerra “è follia”, non rassegnarsi ad essa è un dovere, ed è necessario cominciare a denunciare un’informazione a senso unico e incompleta. I cristiani sono chiamati a pregare, parlare e agire in nome della pace: essere “artigiani di pace” (papa Francesco) per realizzare “un mondo nuovo” (La Pira). Conclude citando Papa Giovanni XXIII (Pacem in Terris): “si diffonde sempre più tra gli esseri umani la persuasione che le eventuali controversie tra i popoli non debbono essere risolte con il ricorso alle armi; ma invece attraverso il negoziato”.

Alfredo Scognamiglio, per il Movimento dei Focolari, che opera per la fraternità universale e la pace e, per rispondere “all’economia che uccide” (papa Francesco), ha costituito in Italia il gruppo di lavoro “Economia Disarmata” che individua alcuni “nodi” decisivi a partire dalla destinazione a Paesi in guerra di armi prodotte in Italia, in molti casi violando la Legge 185/90. Emblematico il caso del Comitato Riconversione RWM (Iglesias) nel chiedere la revoca delle autorizzazioni di vendita all’Arabia Saudita di bombe prodotte in Sardegna dalla ditta RWM e utilizzate per la guerra in Yemen; revoca ottenuta nel 2021 ma poi rimossa dal governo nel 2023. Il Comitato promuove il marchio “Warfree” che raccorda imprese “libere dalla guerra”. Ha ricordato la campagna “banche armate”, il sostegno alla campagna per l’adesione dell’Italia al trattato ONU di abolizione delle armi nucleari e la promozione di esperienze di dialogo di fronte al conflitto in Terra Santa.

Laila Simoncelli, della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha esordito dalla praticabilità della pace e lo spirito non-violento (Pacem in Terris), e dall’urgenza di organizzare la pace (don Benzi). La Comunità opera in due modi: essere presenti fisicamente nei conflitti con una vicinanza non violenta e lavorare per la pace come progetto politico, chiedendo istituzioni di pace: un Ministero della Pace che diventi “casa istituzionale degli artigiani di pace” che in Italia lavorano da anni – con azioni di giustizia riparativa, trasformazione dei conflitti, corpi civili di difesa non armata, cultura della pace nelle scuole – e consenta di costruire un piano strutturale di pace.

È necessario esportare filosofie di pace (J. Hume), istituire un esercito civile europeo che vada a disinnescare le micce prima del conflitto. L’invito è ad agire prima che sia tardi, perché la pace è stata trascurata, data per scontata, mentre la violenza delle guerre si espande come una pandemia.

Francesca Ciarallo: l’Operazione Colomba, Corpo Civile e Nonviolento di Pace, della Comunità
Papa Giovanni XXIII, nasce nel 1992 dal desiderio di volontari e obiettori di coscienza di vivere la nonviolenza in zone di guerra. Si fonda sulla necessità di una risposta nonviolenta a partire dalla vita e la condivisione con le vittime dei conflitti: “abitare il conflitto”. Dal ’92, si contano 3000 volontari, 20 conflitti “abitati”, incontri con le istituzioni (multitrack diplomacy), azioni di denuncia e, soprattutto, migliaia di vittime con cui si è condiviso un cammino e sei presenze attive oggi: Palestina, Libano/Siria, Colombia, Grecia, Cile e Ucraina. Se un’alternativa alla guerra non parte dal vivere insieme a chi subisce la violenza in prima persona, difficilmente si potranno fermare i conflitti. Anche nei momenti più difficili, c’è una possibilità di alleviare il dolore di chi subisce la guerra. La vera speranza per il futuro sono i giovani, perché la vera pace si costruisce in tempo di pace.


Il moderatore, don Silvio Piccoli, ha arricchito la serata con fini analisi e citazioni storiche. Frequenti le citazioni di don Tonino Bello, importante riferimento per la pace. Tutti i relatori hanno sottolineato il percorso consolidato di collaborazione e condivisione tra le tre associazioni promotrici della serata, vera chiave verso un percorso di dialogo e costruzione della pace.

Salvatore Russo
Movimento dei Focolari Italia

Commenti Facebook