La legge regionale in materia di diritto allo studio universitario risale al lontano 1995. La globalizzazione, il mondo, le sfide sociali e professionali avanzano a ritmo incessante, molte delle quali sono state individuate e recepite in diversi documenti comunitari. Da ciò deriva la necessità di un riordino normativo del settore, che risponda alle necessità della presente categoria degli studenti, nel pieno rispetto degli articoli 3, 4, 34, 35, 38 e del Titolo V della Costituzione.
La dispersione scolastica è una delle principali emergenze con cui la scuola italiana e molisana deve confrontarsi. Secondo le ultime rilevazioni del MIUR, gli early school leavers (cioè i giovani dai 18 ai 24 anni d’età che hanno la sola licenza media e hanno abbandonano gli studi o qualsiasi altro tipo di formazione) lungo la penisola erano al 17,6% nel 2012. Un risultato che ci pone al quart’ultimo posto nell’Ue a 27 e che rende ancora parecchio distante l’obiettivo di scendere al di sotto del 10% previsto da Europa 2020. Il Molise, al di sotto del 10 per cento, riceve solo 22mila euro per combattere la piaga sociale dell’abbandono scolastico.
L’indagine PISA, dedicata a rilevare i livelli di competenza degli studenti in alcune discipline chiave, mostra il Molise tra i low performers. I punteggi medi nelle prove di lettura, matematica e scienze per regione, media Italia e media OCSE mostrano il Molise (469,3) terzultimo, seguito solo da Sardegna (474,1) e Sicilia (451,2). In uno scenario di riforma dell’assetto istituzionale statuale, provinciale e difronte a queste emergenze ripensare il modello di sistema di istruzione e formazione, anche a livello regionale, è fondamentale in un’ottica di sviluppo dell’intero Sistema Regione.
Per questo i consiglieri Fusco Perrella (prima firmataria), Lattanzio, Sabusco, Romagnuolo e Cavaliere hanno presentato una proposta di legge sul sistema educativo regionale: “La presente proposta di legge – dicono i consiglieri – offre gli strumenti giusti per essere protagonisti di un Molise che sarà in grado di affrontare le sfide che l’Italia, l’Europa e il mondo pongono continuamente in termini di crescita, sviluppo e competitività. Solo così sarà possibile valorizzare il capitale umano lungo tutto l’arco della vita in coerenza con gli obiettivi Europa 2020.
In una situazione così fortemente connotata da aspetti di evidente debolezza strutturale sul versante della formazione e della qualificazione professionale, la risposta del governo nazionale si è fatta decisa nel corso degli ultimi anni. Il Consiglio regionale deve quindi intervenire, anche radicalmente, con un’azione riformatrice tesa a riqualificare il sistema della formazione e determinata dalla necessità di predisporre una legge organica di sistema che intervenga per rendere coerente il sistema dell’istruzione e della formazione professionale, e anche rispetto al mutato quadro normativo nazionale ed all’attuale situazione sociale ed economica della Regione.
La proposta intende caratterizzare formazione professionale come strumento per lo sviluppo economico, sociale e di politica attiva del lavoro, come servizio pubblico che predispone e attua un’offerta diversificata di opportunità formative professionalizzanti, coerente con le politiche di sviluppo nazionali e la Strategie europea per l’occupazione con lo scopo di potenziare la coesione sociale e territoriale, onde ridurre il divario tra domanda e offerta del mercato del lavoro, e diffondere la cultura del fare impresa e del lavoro.
La proposta di legge avrà un ruolo centrale riuscendo a elevare conoscenze e competenze. Si assumono come elementi strategici la qualificazione del sistema, la programmazione regionale degli interventi, la valutazione, il controllo e il monitoraggio.
Sono disciplinati, in particolare la programmazione regionale che consente alla Regione di riappropriarsi del ruolo di programmazione dell’offerta formativa anche nell’ottica di integrazione con le politiche attive del lavoro, il sistema di accreditamento regionale al fine di garantire che le agenzie formative operanti nel territorio regionale siano in possesso di adeguate capacità didattiche, di governo, di processo e di prodotto, promuovendone la specializzazione per settori e comparti produttivi anche attraverso il riconoscimento dei Centri regionali di formazione professionale e alta formazione; l’integrazione e la razionalizzazione dell’offerta formativa, attraverso il raccordo della formazione professionale con l’istruzione e il mercato del lavoro, la predisposizione normativa per l’offerta di percorsi di tirocinio e apprendistato, in contesti nazionali e internazionali così da arricchire e completare la formazione dei soggetti coinvolti nel processo formativo. I percorsi formativo – professionali – si legge ancora nella nota – come predisposto dalla presente proposta di legge, si raccordano con le politiche attive del lavoro e con i servizi per l’impiego, anche attraverso la costituzione dei poli formativi con i soggetti pubblici e privati operanti nel sistema educativo e del lavoro, in coerenza con le potenzialità di sviluppo e le vocazioni economico-sociali del territorio. L’obiettivo perseguito è duplice: da una parte prevenire e ridurre la dispersione scolastica, dall’altra attribuire a questo segmento educativo una funzione strategica nella crescita del Paese”.