Nella mia vita mi sono sempre definito figlio di un servo della gleba, mio padre, contadino, aveva piccoli appezzamenti di terreno, pagava le decime alla chiesa e al conte, quando arava il terreno lo faceva con l’aratro trainato dalle mucche e per usare l’aratro doveva accordarsi con qualcuno per avere la seconda mucca per avviare l’aratro.
Marx incolpò i proprietari terrieri del fallimento della rivoluzione russa perché si sentivano non schiavi o sottomessi ma padroni.
Ho guardato, seguito e ammirato con molta attenzione il movimento contadino che si sta diffondendo in tutta l’Unione Europea.
La “rivolta dei trattori” nasce da movimenti di base, i motivi: l’alto costo del gasolio e le agevolazione Europee in scadenza nel 2026; la richiesta di prorogare le agevolazioni Irpef annullate dalla Legge di Bilancio 2024; la contestazione ad alcune norme del Green Deal e della Politica agricola comune (Pac): la riduzione nell’uso dei fitofarmaci del 50% entro il 2030, l’alto costo delle sementi, dei concimi, dei fitofarmaci imposti dalle multinazionali; l’obbligo di tenere a riposo il 4% dei terreni per potere accedere ai contributi comunitari, una norma (generalizzata) già rinviata nel 2023 e ora se ne propone una seconda al 2024, ma agli agricoltori non basta; l’enorme forbice tra quanto viene pagato ai produttori e il prezzo del prodotto venduto al dettaglio.
Le manifestazioni non sono state promosse dalle associazioni classiche dei contadini ma da comitati spontanei, il colmo; i dirigenti delle associazioni ufficiali si assentavano dalle manifestazione dei trattori mentre venivano ricevute dalla premier Meloni, mentre i comitati promotori della protesta non solo non sono stati convocati ma neanche sentiti.
A noi vecchi sindacalisti hanno insegnato che anche quando non eravamo d’accordo con le iniziative spontanee non dovevamo astrarci ma essere presenti per confrontarci e orientarle, per stendere una sorta di “protezione” sui partecipanti.
Questa protesta che nasce dal basso è ulteriore segnale di crisi che investe la democrazia italiana e europea e che indebolisce e svuota di ruolo i cosiddetti corpi intermedi, (grandi associazioni e sindacati), che dovrebbero più delle Istituzioni essere collegate al sentire popolare. Ma non è più così, da tempo!
Ormai è prassi che le decisioni di associazioni di categoria e intercategoriali vengano prese senza far partecipare gli associati alle analisi o alle decisioni.
Le piccole aziende agricole subiscono una vera tirannia dal mercato (strozzinaggio e sfruttamento), le soluzioni prospettate dall’Europa ma soprattutto dal governo sono deboli e presentano non poche contraddizioni; rallentano il Green deal, danno risposte modeste sul piano della difesa del reddito degli agricoltori, si limitano a deboli enunciati sui nodi della filiera agroalimentare per definire i costi di produzione.
Questo sistema penalizza e sottovaluta il lavoro umano, non dà dignità ai contadini e comprime i salari, aggrava la malnutrizione e degrada la salute umana e animale, riduce la biodiversità e desertifica i territori. (Papa Francesco)
La filiera agricola deve sapersi collegare a quella dell’agro-alimentare, per costruire un’alleanza tra produttori agricoli, logistica, trasformazione dei prodotti e consumatori.
Gli agricoltori, i contadini, hanno lottato, portato in strada i trattori, avuto incontri, senza le organizzazioni di categoria, le tradizionali associazioni dei contadini sono state accantonate, i contadini hanno scelto la strada del fai da te per promuovere i loro interessi senza le loro organizzazioni di rappresentanza.
La lotta dei contadini europei evidenzia enormi contraddizioni; dalla tendenza di produrre prodotti alimentari sintetici e artificiali senza passare attraverso la terra e il ciclo della natura, alla robotica, la genetica, il digitale che non possono essere utilizzate per eliminare il lavoro manuale e per concentrare ulteriormente le aziende agricole, a rendere più standardizzate le varietà vegetali e animali non tenendo conto della biodiversità e della qualità dell’acqua.
Il rilancio dell’agricoltura richiede al settore bancario di rinegoziare i debiti, istituire tassi di interesse accessibili, sostenere e promuovere tutte le iniziative e le sperimentazioni attraverso diverse cooperative locali, da parte dei comuni sviluppare progetti alimentari territoriali, in particolare le mense; scolastiche e per indigenti.
La lotta contadina deve essere colta come l’occasione per avviare un dibattito per un piano agro-ecologico-alimentare.
Alfredo Magnifico