L’Ocm vino (Organizzazione comune del mercato) è la misura che, mediante bandi annuali emessi dal Mipaaf e dalle Regioni, concede finanziamenti e contributi a fondo perduto ai produttori vitivinicoli dal 40% all’(80%). I beneficiari di queste risorse sono soggetti diversi: dalle organizzazioni professionali a quelle interprofessionali; Consorzi di tutela e loro associazioni e federazioni; produttori e organizzazioni di produttori di vino; soggetti pubblici; associazioni, anche temporanee d’impresa e di scopo, tra i soggetti di cui sopra.
Una parte consistente di queste risorse riguarda la internazionalizzazione dei mercati nei paesi extra Ue o cosiddetti terzi, cioè la promozione del vino nelle sue più svariate forme di partecipazione a eventi come mostre e fiere, degustazioni, produzione di materiali, rafforzamento internet e, anche, la possibilità di invitare gli operatori a visitare e partecipare a degustazioni in azienda. La cosa ancor più interessante di questa misura è la possibilità di presentare un progetto da sviluppare, su questo o quel mercato selezionato, in un arco di tempo di tre anni. Il tempo minimo, per me, per poter valutare il successo delle iniziative in programma e la possibilità di dare ad esse la dovuta continuità.
Risorse consistenti che hanno forza e significato se vengono utilizzate per ampliare gli investimenti di questa o quell’azienda e, così, rafforzare la strategia di marketing che l’impresa si è data. Sottolineo questo aspetto perché so, per esperienza, che per la gran parte dei soggetti destinatari, la comunicazione o l’impostazione con risorse proprie di una strategia di marketing è un optional e non un capitolo preciso di investimenti che ogni azienda deve affrontare.
È un optional anche per la Regione Molise, quella che avrebbe più bisogno di una strategia di marketing in grado di incanalare e programmare le iniziative decise con i soggetti interessati.
Una premessa, per me necessaria, che serve per capire le ragioni di una rinuncia, da parte del Molise e dei suoi protagonisti sopra citati, di ingenti risorse, che non si può spiegare come incidente di percorso o distrazione da parte di chi doveva emanare il bando e non l’ha emesso o, qualora pubblicato, da parte dei soggetti direttamente interessati.
C’è da dire, anche, che il marketing, nel suo significato più ampio di comunicazione, promozione e vendita di un prodotto, richiede specifiche competenze ed è un’azione che tiene conto dei risultati di una produzione.Ebbene, volendo entrare nel merito della questione, dei 433.482 euro dei fondi Ocm vino per la promozione nei paesi terzi, il Molise non ha utilizzato nemmeno un euro, perdendo così una grande occasione di comunicazione e valorizzazione di una delle sue eccellenze Doc o Dop.
C’è da dire che il Molise (vedi tabella) è la sola regione che si presenta con uno zero, ciò con un’assenza di rimodulazione che fa pensare che le importanti e ingenti risorse non sono state neanche prese in considerazione.
Un fatto grave certo, molto grave, e la colpa non è solo della Regione o dell’assessore di turno che, non avendo collaboratori esperti nel campo del marketing, si affida a enti o persone capaci di ripetere solo gli errori di sempre con la conseguenza di spreco di denaro e di tempo. È colpa, anche, dei produttori e di chi li rappresenta e li organizza, bravi a spiegare ed a considerare tutte le misure della Pac, ma profondamente distratti di fronte a quel fattore sempre più prioritario perché decisivo per le fortune dell’impresa, che è il Marketing.
Ricordo che a questa importante somma di risorse finanziarie ho dedicato un articolo, pubblicato ad Aprile in concomitanza con l’uscita del Bando del Ministero dell’agricoltura e l’elenco delle assegnazioni per le venti regioni italiane, raccomandandomi di cogliere questa straordinaria occasione per impostare una strategia di marketing riferita al vino e di coinvolgere le aziende per renderle protagoniste degli eventi programmati.
Ho detto anche di scegliere i mercati terzi e di dare al programma un tempo necessario per sviluppare le iniziative e, con esse, le pubbliche relazioni in modo da coinvolgere istituzioni, opinion leader, operatori nel campo dell’importazione e della distribuzione e commercializzazione del vino, i ristoratori a partire da quelli di origine italiana. Cioè evitare la solita “toccata e fuga” che fa l’effetto di un secchio d’acqua scaricato sulla sabbia in un giorno di gran caldo.
Quella “toccata e fuga” che, se per il Molise, è una regola, e, per rendersene conto, basta vedere le tante o poche iniziative che, sia nel vino che nell’olio, come nell’insieme dell’agroalimentare, vengono selezionate, partecipate e fatte nel corso dell’anno. A partire dal Vinitaly di Aprile, che ritorna l’anno dopo, sempre ad Aprile, con una soluzione di continuità che porta a dover riprendere il filo del discorso e mai a svilupparlo, tant’è che ogni anno c’è sempre qualche azienda che si stacca dal collettivo per andare a trovare la fortuna da sola.
Il Vinitaly – parlo della più importante manifestazione del vino in Italia per renderlo esempio – ha senso se parte di un progetto e di un programma impostati sulla continuità delle azioni di comunicazione, promozione, pubbliche relazioni e altro ancora.
Cioè, se questo evento importante si trasforma, nel corso dell’anno, da punto d’incontro e di presentazione – con la partecipazione ad altre importanti iniziative all’estero, soprattutto nei loro paesi di origine – in altre occasioni d’incontro con il giornalista o il ristoratore, l’importatore o l’opinion leader che ha visitato lo stand. E, così anche, la possibilità di portare questi diversi operatori nel Molise per una visita delle aziende interessate, una degustazione del vino e degli altri prodotti, ciò che vuol dire una “degustazione” anche del Molise.