La Fiom-Cgil, anche in forza della sentenza della Corte Costituzionale N.231 del 3 luglio 2013, chiede sia convocato un tavolo unico di negoziazione tra tutte le Organizzazioni Sindacali e la direzione aziendale del Gruppo Fiat e Cnh Industrial.Al fine di dare piena attuazione alla sentenza e far cessare l’estromissione della Fiom- Cgil dalle pari prerogative sindacali e far cessare la limitazione della libertà dei lavoratori di cui agli art.2, 3 e 39 della Costituzione.La Fiom-Cgil valuta che in pieno contrasto con la sentenza della Corte, il 4 settembre in una intesa tra la direzione aziendale e le Organizzazioni Sindacali firmatarie, è stata ulteriormente confermata tra le parti firmatarie la manifesta volontà di esclusione della Fiom- Cgil dalla contrattazione. Inoltre, questa intesa conferma un chiaro intento discriminatorio nei confronti dei delegati e delle delegate della Fiom-Cgil a cui non sono riconosciute pari dignità e agibilità.
La Fiom-Cgil constatati i recidivi comportamenti sopra descritti e nonostante i tentativi ripetuti formalmente dalla Organizzazione Sindacale e dai delegati di dare seguito allo spirito dell’art. 19, così come chiaramente definito nella sentenza della Corte Costituzionale, è con la presente carta rivendicativa a chiedere la interruzione di tutte le azioni volte a perseguire un sistema di relazioni sindacali ad escludendum. La Fiom-Cgil propone alla direzione aziendale e alle organizzazioni sindacali firmatarie che nei Gruppi Fiat e Cnh Industrial, anche a partire dall’accordo del 31 maggio, si avviino da subito le procedure per l’elezione proporzionale delle Rappresentanze Sindacali Unitarie e dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza.a decisione unilaterale aziendale di uscita dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, la disdetta di tutta la contrattazione di secondo livello nel gruppo,l’applicazione del CCSL e il Piano Fabbrica Italia non hanno prodotto i miglioramenti dichiarati sul piano produttivo, delle condizioni di lavoro e retributive, ma anzi hanno visto un complessivo aumento della incertezza occupazionale, una riduzione degli elementi salariali fissi e un peggioramento delle condizioni di lavoro. Gli investimenti e i modelli annunciati dalla direzione aziendale per competere su un mercato globale sempre più aggressivo non si sono verificati nel concreto degli ultimi tre anni. Dei presunti 20mld di investimento ne sono stati realizzati circa un quarto ed il costo è stato in gran parte pagato dalle lavoratrici e dai lavoratori posti in cassa integrazione zero ore, dall’aumento dei carichi e dei ritmi di lavoro, dalla riduzione del salario fisso e dalla cancellazione di qualsiasi integrazione aziendale per i lavoratori in cassa. La crisi pesa in particolare sugli stabilimenti dell’auto, dove l’assenza di una missione per alcuni stabilimenti o la riduzione strutturale dei volumi per altri rischia di determinare un esubero strutturale e la cassa per cessazione dell’attività per tutti i dipendenti come già accaduto per Termini Imerese, Irisbus, Cnh Imola e Alfa di Arese. Preoccupa la situazione degli stabilimenti ex Iveco per la mancanza di certezza sul completo mantenimento dell’occupazione alla luce delle ristrutturazioni o contratti di solidarietà in atto. Gli stabilimenti Magneti Marelli stanno subendo (in particolare nella parte Plastic nel Sud) un duro processo di ristrutturazione, mentre per i restanti stabilimenti la differenziazione dei committenti e la diversificazione di prodotto ad oggi hanno garantito l’occupazione ed un ricorso saltuario ala cassa. Preoccupa invece il futuro degli stabilimenti FMA e FPT per i motori e i cambi. Nonostante le ridotte ore di cassa integrazione fino ad oggi, l’assenza di un futuro certo negli investimenti nei due gruppi mette rischia nel breve periodo di mettere a rischio l’occupazione.Tutto ciò considerato, la Fiom-Cgil propone che sia subito aperto un tavolo nazionale di negoziato in cui siano rese chiare le iniziative dei Gruppi Fiat utili a mantenere le produzioni e ad innovare i prodotti verso la loro sostenibilità ecologica e la sicurezza. È urgente un negoziato che chiarisca la missione di ciascuno stabilimento a partire dagli investimenti utili a indicare il futuro di pianali, motoristica, lastratura, cambi e verniciatura. Investimenti per un piano industriale che per garantire l’occupazione, reperisca le risorse, anche dai dividendi garantiti nel corso di questi anni alla proprietà, a scapito della reale innovazione di processo e di prodotto nel Gruppo Fiat e nella Cnh Industrial. La Fiom-Cgil propone quindi che sia convocato un tavolo nazionale con tutte le parti in cui sia presentato un piano di investimenti privati dei Gruppi, ma anche pubblici, utili a garantire un piano industriale particolareggiato per stabilimento teso alla innovazione di prodotto e di processo ed alla salvaguardia occupazionale. Il processo di riorganizzazione nella fase di realizzazione, ove dovesse prevedere cali produttivi, deve salvaguardare l’occupazione attraverso: in primis attraverso contratti di solidarietà e comunque con ammortizzatori sociali che garantiscano la piena rotazione a parità di mansione (anche attraverso la formazione e la riqualificazione legata alla innovazione delle produzioni) e una integrazione salariale congrua, data la mancata maturazione dei ratei di ferie, permessi e tredicesima.Negli stabilimenti dei Gruppi l’applicazione del CCSL ha determinato un aumento dei carichi di lavoro e dei ritmi, che ha coinciso con una generale riduzione di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. Inoltre, le condizioni di salute e sicurezza si sono aggravate nonostante l’uso massiccio della cassa integrazione. Tale peggioramento, ha inciso negativamente sulla qualità dei prodotti, basti vedere il numero di «incompleti » in particolare negli stabilimenti Cnh Industrial. La Fiom-Cgil propone il ripristino delle condizioni contrattuali di garanzia salariale per il trattamento dei primi giorni di malattia, la ricontrattazione degli orari, una verifica generalizzata delle postazioni e delle linee a partire dalle aree di montaggio per poi procedere su tutte le altre. Tali verifiche sono il presupposto per attuare tutte le azioni utili a porre in essere le modifiche migliorative di cui le lavoratrici e i lavoratori hanno urgente bisogno.
RIUNIFICARE È LA NOSTRA FORZA Infine, nella prospettiva di una riconquista di un Contratto Collettivo Nazionale dei Metalmeccanici che ridefinisca un quadro contrattuale e normativo comune nell’industria, la Fiom-Cgil chiede di invertire la tendenza affermatasi con il CCSL e il successivo rinnovo sul trattamento economico (che ha visto una riduzione del reale potere d’acquisto e ad un aumento della parte variabile su quella fissa). La Fiom-Cgil chiede un aumento salariale in paga base, utile al recupero del potere d’acquisto. Il percorso di validazione della ipotesi di carta rivendicativa si concretizza attraverso le assemblee di consultazione, la partecipazione ed il voto delle lavoratrici e dei lavoratori. Sappiamo che sarà difficile ma sappiamo che in tutti questi anni, grazie alla forza dei delegati e degli iscritti, il consenso della Fiom-Cgil è cresciuto. È giunto il momento di fare il passo successivo: possiamo farlo solo insieme.