La presidente, Gabriella Faccone, ha relazionato a Roma alla conferenza del progetto “BRIGHTS (Boosting global citizenship education using digital storytelling): una metodologia innovativa per promuovere l’educazione alla cittadinanza globale” dell’Università Marconi con un intervento dal titolo “Articolare le complessità: riflessioni e nuovi strumenti per una educazione di genere”.
“I giovani – ha commentato la presidente al termine dell’evento – potranno confrontarsi online con ambiti politici, commerciali e umani in modo produttivo e reciprocamente vantaggioso. Supportata da queste solide fondamenta, la tecnologia digitale ha il potere di trasformare la nostra democrazia. In un’epoca caratterizzata da crescenti divari di legittimazione a tutti i livelli, e con i cittadini che risultano sempre meno impegnati nei processi democratici tradizionali, un uso critico della tecnologia digitale ha il potenziale di reinventare le relazioni dei cittadini con i loro vicini e i governi. Sviluppare la cittadinanza digitale è pertanto essenziale per garantire che i giovani possano partecipare alla società online, usino i media digitali per adempiere ai loro doveri civici e possano trarre pieno vantaggio dal potenziale offerto dalla tecnologia in tal senso.
Questo mi porta a riflettere sul ruolo importante che un progetto come Brights possa avere, anche attraverso l’implementazione delle competenze digitali e nell’uso del digital storytelling, nello sviluppare e promuovere in classe valori fondamentali come la cittadinanza globale, appunto. Parlo, ad esempio, del ruolo che può svolgere contro i fenomeni di marginalizzazione, di disparità ma anche contro il pericolo della radicalizzazione.
L’educazione di genere, in particolare, è l’educazione alla differenza e al rispetto dei due generi. In altri termini vuol dire: educare alle differenze fra uomini e donne e al rispetto reciproco delle peculiarità. In Italia, più che in altri Paesi europei, noi donne abbiamo sempre avuto meno accesso a Internet rispetto agli uomini. In parte è un fatto culturale perché la tecnologia viene percepita come qualcosa di maschile. Da un altro punto di vista, a noi donne tocca la cura della famiglia (figli e anziani) e, avendo meno tempo a disposizione, l’utilizzo di Internet viene rimandato o visto come poco utile. Fortunatamente, le statistiche degli ultimi anni parlano chiaro: le donne sulla rete si stanno moltiplicando, stanno sviluppando skills e comportamenti propri che differenziano il loro utilizzo del web da quello degli uomini. E questo aiuterà anche nell’avere più giovani donne capaci di usare i mezzi della tecnologia per poter utilizzare gli strumenti della digital storytelling per raccontare e raccontare sempre più, spero, storie di conquiste di parità e cosa la nostra società perde, nel suo complesso, non operando adeguatamente verso questo indispensabile, oltre che dovuto, riconoscimento”, ha concluso Faccone.
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