“L’uomo è ciò che mangia” diceva Feuerbach, filosofo dell’’800. Spiegava come il cibo, attraverso il sangue, raggiungesse il cuore ed il cervello, influenzando pensieri e sentimenti. L’uomo senza cibo, cessa di essere uomo: può diventare cannibale, rendersi simile ad un animale selvatico. Dov’era la solidarietà umana e sportiva dei giocatori di rugby uruguayani che nel 1972 rimasero bloccati su un ghiacciaio delle Ande a seguito di un incidente aereo e sopravvissero nutrendosi dei loro compagni di squadra? E cosa avrebbe potuto vincere il dolore provato dal conte Ugolino nel mangiare il cadavere dei figli, se non il digiuno? La fame può privare l’uomo della razionalità e della simpatia verso i propri simili, caratteristiche che più di ogni altra ne determinano la stessa umanità.
E’ facile dimostrare poi quanto sia stretto il nesso che lega l’alimentazione alle tradizioni culturali e religiose dei popoli. Un cattolico non mangia carne nei venerdì di Quaresima. Un musulmano, nel mese del Ramadan, osserva un digiuno completo dall’alba al tramonto. Un ebreo non consuma nello stesso pasto carni e latticini. Un induista è rigidamente vegetariano.
Ricercatori, medici e biologi hanno inoltre dimostrato scientificamente come uno stile alimentare poco sano sia un fattore determinante nella comparsa di molte patologie tra le quali tumori, malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione. Gli alimenti sono il carburante della macchina umana; riempire il serbatoio del carburante sbagliato distrugge il motore. Così molti scelgono i cibi nei supermercati, guardando le etichette, preferendo quelli più genuini. I più diligenti poi consumano poca carne rossa, tanta frutta e verdura, tengono i loro bambini lontani da brioche, nutella, biscotti calorici. Vivono animati da una convinzione: mangio bene, sto bene.
Ma quando una mattina di ottobre si conoscono le parole pronunciate nel 1997 da Carmine Schiavone davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle Ecomafie, quella convinzione si sbriciola all’istante. Il verbale, desecrato dopo sedici anni, parla chiaro: vasti appezzamenti di terra in Lazio, Campania e Molise, nascondono tonnellate di rifiuti tossici (metalli pesanti, fanghi industriali ecc.), lì sversati a partire dagli anni ‘80. Tra le terre inquinate, l’ex boss dei Casalesi, cita l’ area Matesina, Isernia e le zone vicine. Sono dunque così genuine la frutta e la verdura rigorosamente locale, di cui i più salutisti si sono nutriti? E il latte, le mozzarelle delle “nostre” mucche? Quanto è stato utile far sparire dalle credenze le “schifezze più gustose” mentre in ogni istante i polmoni combattevano contro un’aria irrespirabile?
Le verifiche delle autorità competenti sono ancora in corso; per Legambiente però le dichiarazioni di Schiavone rivelano un “segreto di pulcinella”, una verità che molti sapevano ma le istituzioni hanno preferito tacere. D’altronde dei campanelli d’allarme in Molise suonavano, e forte. L’ultimo, solo per citarne uno, era giunto ad aprile da Venafro: alcune mamme del luogo avevano fatto analizzare dall’INCA di Marghera campioni di latte materno. Dai risultati emergevano valori di diossina in quantità nettamente superiori a quelle stabilite come tollerabili. Quanto di più genuino esista in natura, si è rivelato gravemente pericoloso per la salute dei neonati. Che speranze abbiamo allora di mangiar bene?
Se Feuerbach dovesse aver ragione, l’uomo delle terre inquinate sarebbe un accumulo di scarti tossici.