Alcuni consiglieri regionali, i rappresentanti del popolo molisano si fermano a parlare con l’anziano imprenditore incatenato; qualcuno fa finta di non vedere.“Gli imprenditori italiani arrivano al suicidio, presi alla gola da un sistema che non regge più. Io non seguirò quei poveri disgraziati, per me la vita è un bene prezioso. Chiedo, ancora una volta, il sostegno di Monsignor Bregantini che ha già dimostrato il coraggio di un uomo di Chiesa senza tentennamenti e “suiciderò” le mie creature, quelle strade che ho costruito con i miei fondi, con il danaro delle banche ad interessi da strozzini, con i soldi dei cravattari. Ma prima avviserò il nuovo Prefetto. Anche lui deve sapere. Chiedo un incontro con Padre Giancarlo e il sostegno della Chiesa perché, pure alla disperazione, non rinuncio alla vita!”
Così Antonio Cappussi, classe 1922, tre ictus, l’immancabile bastone, ha deciso di rimanere ad oltranza di fronte alla sede del Consiglio Regionale e della Giunta. Sfidando il sole, il freddo, il vento e la pioggia, se ne sta sulla sua seggiola, incatenato, proprio all’ingresso della sede di via IV Novembre. C’è chi si ferma a parlare, chi una stretta di mano, chi una carezza. E chi, invece, fa finta di non vedere, si volta dall’altra parte. “Sono grato a tutti coloro che si danno la possibilità di pensare, che mi offrono l’opportunità di spiegare. Ma adesso ci vogliono i fatti. In catene a 91 anni, Aveva solo 14 anni quando lasciò la casa, la propria terra, la famiglia, per andare a lavorare a Terni, Antonio Cappussi ha fatto la guerra, ha servito la Patria, è stato in campo di concentramento, dal quale fuggì attraversando a piedi l’Italia. Possono sembrare cose passate, noiose, ma significano ben altro per chi le ha vissute. Sulla propria pelle. Antonio Cappussi è soprattutto un uomo che ha lavorato per tutta la vita, senza concedersi una vacanza, inculcando nei figli il senso del dovere, l’onestà del lavoro, i valori per i quali ha un senso vivere. E morire. Questo imprenditore con un cuore da adolescente sta combattendo la sua battaglia, ma non è solo. La gente è dalla sua parte, la gente lo sostiene, si complimenta con lui. Tutti i Sindaci sul cui territorio ricadono le strade realizzate da Antonio Cappussi hanno inviato una lettera al Presidente della Giunta Regionale, facendo voti affinché siano pagate quelle strade che rappresentano un bene inestimabile per il territorio molisano. C’è chi scrive offrendo io proprio aiuto, chi gli manifesta la propria solidarietà, chi semplicemente inorridisce all’assurdità della sua storia. E così ci sono i consiglieri che si fermano, che parlano con lui, che dichiarano di impegnarsi per risolvere la questione, e quelli che fanno finta di nulla, che tirano dritto, che si voltano dall’altra parte.
“Caro consigliere – scrive Cappussi – non voltare, ti prego, la testa dall’altra parte. C’è in gioco il futuro di una famiglia, dei lavoratori, di gente per bene, e c’è in gioco, sopratutto, la pace della tua coscienza. Puoi votare anche adesso un OdG in tal senso e adoperarti, proprio tu, per dare giustizia a chi la reclama, ormai senza più voce. Ai consiglieri che negli anni passati erano all’opposizione e che mi avevano manifestato solidarietà, ai consiglieri che oggi sono sul carro dei vincenti, dico che oggi le dichiarazioni di intenti non servono più, occorrono i fatti e io a 91 anni non posso più aspettare. Impegnatevi con un ATTO UNANIME. Agli Assessori e al Presidente della Giunta, che sono nella stanza dei bottoni chiedo di attuare concretamente quei principi e quei valori che sono il riferimento della loro vita, attuando una transazione. Ai Consiglieri di minoranza chiedo di essere pungolo democratico perché si faccia subito Giustizia. Ai giovani del M5S chiedo di prendere a cuore questa storia assurda. Al partito di Frattura, al Pd, chiedo l’assunzione di un impegno politico serio, immediato, coraggioso. Per me l’allungamento dei tempi potrebbe significare la perdita di tutti i miei beni, il che sarebbe gravissimo, ma per la Regione Molise significherebbe l’aumento esponenziale delle somme, già ampiamente riconosciute”. Cappussi vuole i fatti. E può pretenderlo, lui che ha servito la Patria imbracciando le armi per difenderne i confini quando era giovane, nel pieno delle forze, animato da mille speranze. Se la Regione non pagherà subito quelle strade che gli sono costate enormi sacrifici, prima che venga venduto all’asta tutto il suo patrimonio immobiliare, minaccia di farle saltare, una alla volta, avendo deciso di andare controcorrente, di “suicidarle”, appunto.
“Michele Petraroia, Massimiliano Scarabeo, Nunzia Lattanzio, Salvatore Ciocca e Totaro si fermati a parlare, hanno chiesto di essere aggiornati, magari si impegneranno pure. L’assessore Facciolla è scappato via, forse non mi ha visto, sono scappati via anche Cavaliere e Sabusco. Forse non mi hanno visto neppure loro. Fa nulla, io continuerò ad incatenarmi, devono passare di qui, devono passarsi una mano sulla coscienza!”
Dovrebbe starsene al calduccio un uomo di 91 anni, su una poltrona a leggere il giornale (sono 60 anni che compra, tutti i giorni, un quotidiano nazionale e uno locale!) e a giocare con i nipoti. Non dovrebbe patire il freddo e gli stenti perché l’istituzione Regione gioca a nascondersi dietro il dito, cercando cavilli per ritardare il pagamento, appigliandosi agli arzigogoli degli avvocati. E non bastando l’Ufficio Legale, non bastando l’Avvocatura, la Regione paga pure degli avvocati esterni. Sborsa fior di quattrini che potrebbe efficacemente essere utilizzati per risolvere o almeno appianare i problemi del Molise. Tutto per cercare un appiglio e ritardare il pagamento.
Ma intanto camminano tutti su quelle strade. Le percorrono con le automobili, con i mezzi agricoli. Ancora oggi sono utilizzate dalla gente e alle ultime elezioni, come avviene ogni cinque anni, sono state asfaltate, ristrutturate, ripristinate. Arrivare a “suicidare” le strade del Molise sembra davvero un controsenso in una regione in cui la viabilità è una delle priorità che si oppongono allo sviluppo e in cui la popolazione è diluita su un territorio difficile, in gran parte montano e collinare, fatto di innumerevoli borgate frazionate e distanti. Come se 80 chilometri di strade potessero sparire da un momento all’altro, Antonio Cappussi minaccia di far saltare quelle strutture e c’è da giurare che lo farà, determinato com’è. Che diranno poi alle centinaia di cittadini che si ritroveranno isolati?