L’intesa raggiunta nel Partito Democratico per modificare il Jobs Act nel senso di reintrodurre l’obbligo di reintegro anche per i licenziamenti disciplinari, qualora venisse accertato dal giudice l’infondatezza del provvedimento disciplinare stesso, è un risultato importante. All’indomani del voto di fiducia richiesto dal Governo al Senato avevo sottoscritto con altri senatori del Partito Democratico un documento indirizzato al Presidente del Consiglio Renzi con cui chiedevamo la reintroduzione, per i casi di reintegro sul posto di lavoro, anche della fattispecie dei licenziamenti disciplinari e questo ponendolo come una condizione necessaria per proseguire il percorso di condivisione dell’azione di governo.
Le novità positive introdotte nel Jobs Act, come il contratto a tutele crescenti e come l’allargamento delle situazioni di precariato che possono godere degli ammortizzatori sociali, venivano offuscate dall’indietreggiamento sul fronte dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, provocando una ferita insanabile nel percorso dell’azione riformatrice di un governo di centrosinistra.Quella ferita si è deciso di rimarginarla dando nuovo vigore e nuovo entusiasmo alla coraggiosa azione del governo e del centrosinistra di riformare profondamente e tempestivamente l’Italia.
Sen. Roberto Ruta