Italicum, commissione approva la riforma, lunedì ddl in aula alla Camera. Le novità del testo.

La commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato la riforma elettorale che da lunedì prossimo sarà all’attenzione dell’aula. In commissione erano presenti solo gli esponenti della maggioranza che hanno quindi approvato all’unanimità il testo. Nove dei 10 esponenti della minoranza interna del Pd erano sostituiti da altrettanti colleghi del loro gruppo.“Io mi auguro che i partiti decidano tutti insieme di discutere questo provvedimento senza bisogno di ricorrere ai voti segreti che è una possibilità concessa dal regolamento e quindi chiaramente è una facoltà dei gruppi chiederlo, su questo non c’è dubbio. Ma penso che le battaglie si possano giocare a viso aperto”. Lo dice il ministro alle Riforme, Maria Elena Boschi, a chi le chiede se in aula sulla legge elettorale si possa trovare un’intesa tra maggioranza e minoranze che leghi il no al voto segreto al fatto che il governo non metta la fiducia: “Vediamo quello che succede – aggiunge Boschi – mi sembra però che Forza Italia abbia già annunciato la richiesta di voto segreto in maniera ufficiale”.

Qualche accenno al Decreto:

Soglie di sbarramento. Si è andati incontro ai partiti più piccoli prevedendo una distribuzione dei seggi su base nazionale ma al tempo stesso, per limitare il proliferare di gruppi parlamentari, al riparto potranno accedere solo le liste che supereranno la soglia del 3%.
È prevista anche una soglia per le minoranze linguistiche nelle regioni che le prevedono: lo sbarramento è del 20% dei voti validi nella circoscrizione dove si presenta.
Nel caso in cui un partito che facesse parte della coalizione che ottiene il premio di maggioranza non superasse la soglia di sbarramento, i suoi voti concorrerebbero al raggiungimento del premio ma sarebbe comunque escluso dal riparto dei seggi, che sarebbero redistribuiti agli altri partiti della coalizione.
È invece saltato l’accordo per la norma ‘salva Lega’, la quale prevedeva che i partiti che ottenessero almeno il 9% in almeno tre regioni rientrassero comunque in Parlamento.
Circoscrizioni più piccole e tornano le prefenze. Invece delle 27 circoscrizioni attuali si passa a circoscrizioni di dimensione minore. Saranno 100 collegi (in media di circa 600mila abitanti ciascuno) e in ognuno verranno presentate mini-liste, in media di 6 candidati.
Nella prima stesura le liste erano bloccate, ovvero i candidati venivano eletti nell’ordine con cui erano in lista (se un partito aveva diritto a tre seggi, venivano eletti i primi tre della lista). Il sistema delle liste bloccate è però stato bocciato dalla Corte Costituzionale. Nell’accordo finale è invece previsto che solo i capilista siano bloccati (e sono i primi ad essere eletti), mentre dal secondo eletto in poi intervengono le preferenze (ogni elettore ne potrà esprimere due).
Questo sistema avrà come conseguenza che i partiti più piccoli, che difficilmente eleggeranno più di un parlamentare in una circoscrizione, vedranno eletti i capilista, mentre i partiti più grandi avranno anche una quota di parlamentari scelti con le preferenze.
L’eccezione in Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta. La legge prevede che la regione Val d’Aosta e le province di Trento e Bolzano siano escluse dal sistema proporzionale. Qui si voterà in nove collegi uninominali (8 per T.A.A. e 1 per la Val d’Aosta), come già avveniva con il precedente sistema elettorale. Se alla regione Trentino-Alto Adige sono assegnati più di 8 seggi, questi verranno assegnati con il sistema proporzionale.
Premio di maggioranza o doppio turno. Sono due i sistemi ideati per garantire la governabilità. Se la lista più votata dovesse ottenere almeno il 40% dei voti (soglia alzata dal 35% al 37% e poi al finale 40%), otterrà un premio di maggioranza. Il premio assegnerà alla lista più votata 340 seggi su 617 (sono esclusi dal calcolo il seggio della Valle d’Aosta e i 12 deputati eletti all’estero): si tratta del 55% dei seggi.
Se invece nessun partito o coalizione arrivasse al 40% scatterebbe un secondo turno elettorale per assegnare il premio di maggioranza. Accederebbero al secondo turno le due liste più votate al primo turno, e il vincente otterrà un premio di maggioranza tale da arrivare al
53% dei seggi (327 deputati).
Fra il primo e il secondo turno non sono possibili apparentamenti, a differenza del modello elettorale per i sindaci.
Candidature multiple. I capolista potranno essere inseriti nelle liste in più di un collegio elettorale, come già succedeva nel Porcellum, ma fino a un massimo di 10. Nella prima bozza questa possibilità era esclusa.
Le polemiche sulle quote rosa. Il tema delle quote rosa è stato a lungo dibattuto. Nell’ultima formulazione, nessuno dei due sessi potrà essere rappresentato in misura superiore al 50% (con arrotondamento all’unità inferiore) e nella successione interna alle liste nessun genere potrà essere presente per più di due volte consecutive.
Inoltre ciascuno dei due sessi può essere rappresentato massimo nel 40% dei capilista e se l’elettore esprimerà due preferenze, dovranno essere relative a due candidati di sesso diverso, pena la nullità della seconda preferenza.
Nessuna di queste ipotesi garantisce che a essere elette sarà un numero consistente di donne, tutto dipenderà da come saranno scritte le liste e dalle preferenze che le donne otterranno.
Entrata in vigore. Una volta approvato, l’Italicum entrerà in vigore solo l’1 luglio 2016.

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