La giustizia ad orologeria della Procura di Campobasso comunica una nuova iniziativa giudiziaria nei miei confronti e, come sempre, mentre noi diretti interessati non abbiamo ricevuto nessun atto ufficiale in merito, apprendiamo che la richiesta di rinvio a giudizio è arrivata alla Giunta regionale da circa 10 giorni e, come per magia, la fuga di notizie arriva alla stampa a pochi giorni dalle elezioni amministrative. C’è da immaginare che a via Genova, o in altre sedi istituzionali, risieda una Fata Turchina pronta ad intervenire nei momenti ritenuti opportuni e topici per la politica molisana. Sono spiacente per la Fata ma questa, come tante altre accuse, si dimostrerà assolutamente infondata nel momento in cui avrò la possibilità di chiarire davanti ad un giudice terzo come stanno realmente le cose.
E cioè: la firma da me apposta, in qualità di presidente della Giunta regionale, su un foglio riassuntivo comprendente il riepilogo di tutte le spese di un anno di attività regionale NON PUO’ TECNICAMENTE AVER FALSIFICATO L’INTERA RENDICONTAZIONE che verifica il risultato dei pagamenti avvenuti nel corso dell’anno. Questo perché la rendicontazione è una semplice sommatoria di tutti i mandati di pagamento realmente effettuati e specificamente rendicontati dai relativi dirigenti della Regione Molise i quali, se le cose stessero come sostiene l’accusa della Procura di Campobasso, avrebbero dovuto alterare a monte i dati della spesa.
Si dovrebbe immaginare, dunque, che l’intera struttura regionale ancora oggi in funzione, quindi dirigenti – funzionari – e dipendenti vari, avrebbero “falsificato” dati numerici che NON ERANO SICURAMENTE DA ME NE’ VERIFICABILI NE’ MANIPOLABILI.
Il trattamento contabile dei residui di stanziamento, indicati dagli Ispettori del MEF quali causa dei supposti sforamenti del Patto di Stabilità, è stato sempre perfettamente in linea con la legge di contabilità regionale (LR 4/2002). Per di più, per far si che il Patto di Stabilità fosse rispettato e che i livelli di impegno e di spesa fossero in linea con la normativa in materia, con deliberazione della giunta regionale n. 572 del 5 luglio 2010 è stato istituito l’Osservatorio interno per il monitoraggio del Patto di Stabilità, un gruppo tecnico che calcolava gli spazi di spesa, seguire gli sviluppi del Patto di Stabilità e attuarne il monitoraggio, oltre che predisporre gli allegati da trasmettere al MEF. Mai, prima dei tecnici chiamati da Frattura nel 2013, il Ministero ci ha contestato alcunchè del caso di specie. Il reato ipotizzato dalla Procura di Campobasso, poi, sarebbe dovuto avvenire al solo scopo di non incorrere in una sanzione amministrativa in capo alla Regione Molise?
Perché anche ammesso che questa straordinaria macchina amministrativa-contabile non avesse rispettato i paletti del Patto di Stabilità , ciò non avrebbe sicuramente ravvisato un reato penale ma semplicemente una penalizzazione prevista dalla legge che regolamenta lo stesso Patto di Stabilità, ossia avrebbe comportato all’epoca una penalizzazione peraltro recuperabile negli anni futuri.
Tanto per fare un esempio è come se il governo italiano, ricevendo dalla Commissione europea un appunto del genere (cosa peraltro abbastanza frequente), potesse incorrere in un illecito penale. Non credo ci siano in Italia precedenti di questo genere di cui si sia occupata la magistratura.
In Molise si ha l’impressione, in questo come in altri procedimenti in corso, che la Procura di Campobasso mi contesti scelte politiche attuate negli anni del mio governo su delega ricevuta dal popolo sovrano per conseguire l’interesse pubblico di un’intera regione.
La notizia è stata diffusa ieri proprio nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci. Il che mi ha fatto tornare in mente le parole del giudice Giovanni Falcone: “Bisogna stare attenti a non confondere la politica con la giustizia penale. In questo modo l’Italia, pretesa culla del diritto, rischia di diventarne la tomba”.
Ho l’impressione che qui si stia facendo scuola proprio in questa confusione.
Perché a questo punto, proprio per le motivazioni su esposte riguardanti un inter procedurale sulla rendicontazione regionale, devo ritenere che ci sia una PERSECUZIONE GIUDIZIARIA NEI MIEI CONFRONTI.
In ogni caso da quando sono in Regione (dal 1990), prima come assessore e poi come presidente, il mio patrimonio è facilmente verificabile, ho una casa al mare acquistata contraendo un mutuo, non ho conti all’estero intestati a me, a miei familiari o a miei prestanome, NON HO SOCIETA’ NE’ PARTECIPAZIONI SOCIETARIE DI NESSUN GENERE e mai nessuno, neppure gli organi inquirenti, mi hanno mai accusato di aver preso soldi, per capirci meglio TANGENTI, legati alla mia attività politica.
Eppure in questi ultimi anni sono sicuramente l’uomo più intercettato d’Italia.
Michele Iorio