Non entrerò nello stancante dibattito sull’esistenza reale o meno del Molise, ma credo che un’analisi delle difficoltà ulteriori di sviluppo della regione, dopo le criticità evidenziate dal recente sisma, sia doveroso. Credo che oramai sia chiaro in tutt’Italia come perfino l’arteria principale del nostro territorio sia una strada da Terzo Mondo, al punto che deviarne il traffico per una decina di chilometri crei disguidi altrove inimmaginabili; chiuderla per lunghi periodi poi, come prima o poi pur si dovrà fare, significherebbe tagliare di fatto in due la regione e condannarla alla regressione economica, che peraltro è già evidente. Passata per il momento la paura bisognerà ragionare su chi abbia le responsabilità dell’attuale situazione viaria molisana; chi abbia chiacchierato più di altri a vuoto, chi abbia promesso e non mantenuto e chi sia rimasto completamente inerme, in una disputa che riguarda essenzialmente la soporifera pubblica amministrazione locale e l’inefficiente classe politica, che ai privilegi non fa seguire nessuna azione degna di nota. Le infrastrutture e la logistica sono le basi per ipotizzare lo sviluppo economico di qualunque territorio, anche di quello che, come il Molise, vuole puntare quasi tutto sul turismo e neanche di massa, ma di qualità. Nessuno penserebbe di venire a vedere le nostre bellezze dovendo inerpicarsi per decine di chilometri sulle montagne affrontando curve e tornanti buoni per un rally o il Giro, d’Italia. Cosa offriamo a questi signori dalle nostre parti? Vado per sintesi: Campobasso è un capoluogo di regione dove per ipotizzare un collegamento di deflusso del traffico sono passati vent’anni e ce ne vorranno altrettanti per completarlo, visto che la chiusura dell’anello di Tangenziale ancora non vede l’inizio dei lavori ed ill resto dell’arteria di circumnavigazione cittadina è composta in buona parte da strade provvisorie, aperte per tamponare emergenze. La fondovalle Rivolo è stata costruita in trent’anni secondo criteri che adesso sarebbero da buona strada interpoderale e oltre all’assenza di autostrada manca anche una qualunque buona strada provinciale, intendendo ciò secondo gli standard nazionali ovviamente. Termoli si avvantaggia di un casello autostradale, Venafro di una superstrada a quattro corsie: per il resto il vuoto assoluto. Pensare di sopperire a ciò offrendo solo acqua buona, ambiente più o meno pulito e della sana cucina è pura utopia.
Stefano Manocchio