Il sottoscritto, persona nota ai più per la sua attività sempre al servizio dei bisogni della collettività, si dissocia da quanto accaduto lunedì pomeriggio presso il Consiglio regionale del Molise.
Ho fermamente creduto nella proposta del “Movimento degli Indignati”, contribuendo, anche autotassandomi, a farlo crescere e prodigandomi nella raccolta firme a favore della proposta di legge d’iniziativa popolare per il dimezzamento delle indennità dei consiglieri regionali.
Una proposta di legge sonoramente bocciata nella tarda serata di soli pochi giorni fa, liquidata senza il dovuto rispetto per un istituto di democrazia diretta tanto importante, previsto dalla nostra Carta costituzionale.
Mi è dispiaciuto che quella degli Indignati, che doveva nelle intenzioni essere forma d’opposizione, seppur ferma, civile e democratica, si sia trasformata in una inutile riunione degli stessi con alcuni esponenti dell’Assise regionale.
Un’inutile quanto ingenua forma di risposta politica da cui intendo dissociarmi.
Forse ci si aspettava che la proposta, già rigettata, sarebbe stata riportata in Aula per una nuova discussione e approvazione? O forse si credeva che sarebbero state risolutive, per le sorti della nostra regione, le parole dette dai politici attorno al tavolo di Palazzo Moffa?
Dopo il piccolo consesso, si è del resto appreso l’ottenimento della riunione degli Stati Generali. Ma non era certo questo l’obiettivo che un Movimento di protesta, seppur pacifica, doveva auspicare, anche perché alla riunione degli Stati Generali è giusto che partecipino, se del caso, Cgil, Cisl e Uil, Confindustria, Confcommercio, Confesercenti ecc.; gli Indignati che ruolo possono rivestire in tale riunione, viste e considerate le numerose battaglie intraprese contro i costi della politica e, quindi, contro i privilegi della casta?
La politica è un’arte nobile, è strategia, tattica, requisiti che, sicuramente, gli Indignati, di cui mi onoravo di far parte, non hanno dimostrato, martedì pomeriggio, di avere.