Pubblicata la raccolta poetica dal titolo “Oggetti Preziosi” di Vincenzo Meo, con prefazioni di Michele Miano e Romeo Iurescia, nella prestigiosa collana “Alcyone 2000”, Guido Miano Editore, Milano 2024.
La poesia di Vincenzo Meo, dotata di semplicità compositiva, assume i connotati di un atteggiamento introspettivo continuo e di analisi della
propria dimensione meditativa. Affronta la scrittura letteraria come affronta la vita di ogni giorno con forza, dignità e fiducia e con lo sguardo
pulito e profondo dell’artista che non teme di scontrarsi con lo squallore della violenza, della degradazione dei valori etici, di una società ormai alla deriva. La sua ispirazione artistica si snoda attraverso i binari dell’angoscia esistenziale dove alla solitudine e alla precarietà
dell’esistenza umana non sembra esserci rimedio se non ripiegarsi in se stessi. È consapevole che solo la poesia e l’arte nella sua accezione
generale può e deve essere strumento salvifico per le future generazioni.
Si legga la breve e incisiva lirica Un poeta: «…Un poeta… / qualcosa in più, / qualcosa di diverso». E la lirica L’Artista: «È un uomo senza forma, / senza dimensione, / senza struttura, senza età, / senza confini».
In altri testi il poeta canta gli affetti familiari, l’amore per i genitori, e la famiglia le bellezze del Creato. Il sentimento del-la natura si direbbe poi essere un altro elemento catalizzante della sua ispirazione con la descrizione di felici e delicati quadretti agresti della sua Trivento e della terra d’origine. Il poeta soffre per l’amara consapevolezza dell’aridità dei tempi odierni, soffre per le guerre fratricide, per i soprusi, per le
ingiustizie.
Rimpiange il tempo perduto, una vita agreste povera e sincera.
Rimpiange gli insegnamenti del padre e dell’adorata madre: «…Mi avevi insegnato / a credere in qualcosa…/ Ora, tutto è cambiato! / Non c’è più giustizia; / i valori sono stati distrutti, / la favola è finita. / Ed io, / che ti avevo sempre / dato retta… / oggi devo lottare / in un mondo / corrotto».
(Tuo insegnamento. I suoi versi si ispirano spesso alla memoria di malinconiche suggestioni del passato, a rievocazioni e rimpianto di una
civiltà patriarcale e agricola. Prevale nei suoi testi la ricerca nostalgica e struggente di un’epoca perduta, di certe idealità, e valori ormai dissacrati dalla civiltà tecnologica e da un mondo sempre più individualista (…). Michele Miano
Di fronte all’angoscia del vivere umano, alle tremende vicende cui l’uomo assiste quotidianamente Vincenzo Meo contrappone il suo peso
interiore, anzi propone la sua intima personalità fatta di azioni, sentimenti e immagini genuine, pure, semplici, che calmano il cuore del lettore in ogni suo più nascosto anfratto.
Il suo pensiero, che tramuta in azione morale, rappresenta il suo iter comunicativo, la pace interiore ed esteriore che ognuno dovrebbe
ricercare per “vivere” i giorni di questa vita terrena. L’autore di queste liriche sintetiche, chiare, precise vuole porgere all’umanità la speranza di un mondo migliore, le sue intime emozioni con una soavità, una delicatezza di spirito stupefacente, rivestita al tempo stesso di una corazza talmente coriacea che respinge i soprusi, le violenze, la guerra ed è permeabile al dolore, alle grandi sofferenze dell’umanità, alla solidarietà, al vero amore che solo potrà salvare e riscaldare l’uomo in questa valle di lacrime (…). Romeo Iurescia
Poeta della meditazione e dei ritorni Vincenzo Meo, poiché si immerge nei ricordi denunciando una certa tristezza di fondo, tristezza di un tempo che passa, un tempo che lo ha deluso perché simbolicamente legato al concetto del bene e del meglio, della morale e quindi dell’onestà che per una vita lo ha reso integro ai propri principi educativi lasciandolo però povero di mezzi e di soddisfazioni che invece altri riescono ad ottenere.
Tormento d’uomo questo, ma un giusto come Vincenzo Meo ha in sé la più grande conquista: il mondo spirituale, che non ha limiti di ricchezza e di gioia profonda.
Da questi presupposti si diparte una poesia carica di forza a riscattarlo da quel dolore sordo che lo fa fortunatamente reagire, riuscendo a
scrivere il proprio testamento spirituale in una chiave di tutto riguardo letterario. La qualità della sua poesia porta il marchio della migliore
ispirazione; infatti il poeta è sorretto da una chiarezza mentale eccezionale, in quanto le immagini che formano i versi appaiono di unnitore formale e di un pensiero veramente incredibile. Anche se descrittiva la sua poesia assurge a trasfigurazione metaforica, questo
significa che egli ha compreso che la poesia è tale se la forza del verso la qualifica nel contenuto e nella carica emotiva, carica impressa da un attimo che trascende la stessa realtà che il poeta intende enunciare. Soltanto così è possibile una realizzazione consona ai canoni che sostengono il concetto di poesia, anche se i modi per realizzarla possono essere diversi e legati alla sensibilità individuale (…). Vincenzo Bendinelli
L’AUTORE
Vincenzo Meo è nato a Trivento (CB) dove attualmente risiede. Ha iniziato a scrivere poesie dall’età di sedici anni; ha pubblicato le raccolte di liriche: Cielo grigio squarci azzurri (1979), Una luce diversa (1985), e il libro di pensieri in versi: Riflessioni (1993). Ha partecipato a rassegne letterarie ricevendo consensi e segnalazioni. Sue poesie sono inserite in numerose antologie letterarie.