Sono anni che in Molise vengono contrapposte le esigenze di aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili e la tutela del territorio. Due esigenze che, però, non devono essere considerate antitetiche, bensì complementari. È questo il compito della politica ed è ciò che chiediamo da anni in Consiglio regionale, mentre la maggioranza continua a rincorrere gli eventi, invece di governarli. E anche ieri Toma e il centrodestra si sono dimostrati di nuovo insensibili a questi temi, bocciando la mia richiesta di accelerare con il Piano paesaggistico regionale.
Negli ultimi tempi abbiamo ulteriori motivi per aumentare la quota di energia verde, complice il difficile approvvigionamento di gas, ma anche i nuovi obiettivi che l’intera Unione Europea si è data. Prima di procedere con nuovi impianti, però, bisogna porre dei paletti a tutela del territorio. Nonché dettare delle linee di indirizzo chiare anche per chi, legittimamente, vuole investire in impianti ad energia pulita o puntare sulle comunità energetiche.
In realtà, ce lo chiede anche il governo nazionale, da tempo. Con il Decreto ministeriale 10 del 2010, infatti, le Regioni sono state chiamate ad individuare le ‘aree non idonee’ all’installazione degli impianti. Ma ciò può essere fatto solo a valle di una ricognizione delle disposizioni a tutela dell’ambiente, del paesaggio, delle tradizioni agroalimentari, del patrimonio storico culturale. Bisogna, in sostanza, superare la semplice individuazione di ‘zone di influenza visiva’, a cui spesso si limitano le attuali pratiche di valutazione ambientale.
Ebbene, dopo 12 anni di colpevole dimenticanza, oggi la faccenda si complica. Il Decreto legislativo 199 del 2021 stabilisce che occorre individuare le ‘aree idonee’ all’installazione di impianti energetici, tenuto conto degli strumenti di pianificazione ambientale. Che, in Molise, continuiamo ad attendere invano. E, in attesa dei decreti attuativi, non possiamo permetterci di farci trovare impreparati. Occorre, in altre parole, un vero e proprio ‘progetto di paesaggio’, anche in transizione energetica.
È per questo che ieri ho portato ancora una volta in Aula la richiesta di accelerare l’iter verso l’agognata produzione di un Piano paesaggistico. Ennesima richiesta che, solo un anno fa, aveva ottenuto una promessa, mai mantenuta: il Piano avrebbe dovuto vedere la luce entro i primi mesi del 2022. Ma così, chiaramente, non è stato.
Alla luce di tutte queste considerazioni, è assolutamente urgente individuare le famose ‘aree idonee’ e ‘non idonee’, per uno sviluppo armonico della nostra regione. Per salvaguardare l’interesse dei borghi, delle attività agricole e vitivinicole, ma anche di tutte le imprese che investono in Molise. La transizione ecologica è un cammino già intrapreso e il Molise può scegliere se giocare un ruolo da protagonista o se rinunciare alla programmazione, lasciando che siano gli altri a decidere per noi.