Una sconfitta netta e amara quella nel referendum costituzionale, che lascia però alcune sensazioni positive: quando la partecipazione raggiunge i livelli toccati in questo referendum vuol dire che la democrazia è matura, è sana. Che gli italiani, e i molisani, sono ancora capaci di appassionarsi. Questo è un grande merito di Renzi e di quanti si sono mobilitati in questi lunghi mesi a cui va un enorme grazie. Un grazie per l’impegno e la passione a tutti, militanti, volontari, amministratori, simpatizzanti che hanno “lavorato” con noi. A Norberto Lombardi nelle cui parole ci siamo specchiati. A chi ha votato ‘si’ e a chi comunque si è confrontato con trasparenza e civiltà.
Abbiamo la consapevolezza del grande lavoro svolto a livello nazionale e locale: abbiamo aperto di fatto la campagna il primo aprile a Isernia, l’abbiamo chiusa a Capracotta il 2 dicembre: in questi otto mesi ci sono state un centinaio di iniziative in ogni angolo del Molise, per spiegare la riforma, gli aspetti salienti, le innovazioni positive. Per discutere dei problemi e dell’amore per la nostra terra e il nostro futuro.
Abbiamo fatto tutto il necessario? Evidentemente non è bastato. Ma non tanto e non solo nella campagna elettorale, negli errori della famosa ‘personalizzazione’, che pure ci sono stati, ma penso che non abbiamo fatto il necessario in questi anni di recessione e disoccupazione. Era difficile sul piano economico, ma è stato ancora più difficile su quello del messaggio di ‘vicinanza’. Le migliori proposte che siano state fatte per il sociale le ha varate questo governo e questo parlamento (contro il caporalato, per il dopo di noi, per l’autismo, per il terzo settore) ma non siamo stati capaci di farci capire appieno.
Tuttavia ha prevalso l’insieme delle ragioni di chi si sente escluso e reagisce con la protesta interpretata dal No.
Se quella del No sarà una vittoria di Pirro, come ammonisce oggi Calise su Il Mattino, lo vedremo presto.
Al di là di tutto, il risultato del Si rappresenta – invece – la base per ripartire. Renzi si dimette da Presidente del Consiglio – con uno stile e un coraggio ammirevoli – ma oltre l’amarezza comprensibile può e deve ripartire, e noi coi lui, da quei tredici milioni di voti che lo consolidano nel ruolo di leader dei riformisti.
Non ci aspetta un periodo facile, ma sappiamo che Renzi – che deve restare segretario del partito – attingerà al tutte le sue risorse e alla capacità di responsabilità per fare la sua parte nel traghettare l’Italia. E abbiamo piena fiducia nella saggezza del Presidente Mattarella. Bisogna comunque assicurare con serietà un Governo al paese, per la legge di stabilità, per le difficili trattative con l’Unione Europea.
Nel futuro immediato ci aspetta l’analisi del voto; nel partito nazionale e locale si apre il dibattito e la discussione: che sia vera e non carica di imboscate. Solo così servirà al progetto collettivo e non a quello singolo di qualcuno.
E un augurio di essere propositivi e costruttivi agli amici del ‘no’.
Perché, è vero “Fare politica contro qualcuno è facile, farla per qualcosa è più difficile ma più bello”.
E se la passione è quella messa in campo in questa campagna elettorale, se la nostra comunità è viva, allora il futuro non sarà poi così amaro.
Micaela Fanelli