Il saluto del Rettore Plamieri a Papa Francesco

Santo Padre,

l’8 giugno scorso, in occasione della festività della Pentecoste, Lei ha spronato tutti i credenti con queste parole: “se la Chiesa è viva deve sempre sorprendere. Il nostro Dio è il Dio delle sorprese. Dopo la morte di Gesù i discepoli erano un gruppetto insignificante, degli sconfitti. Invece si verifica un evento inatteso che suscita meraviglia: la discesa dello Spirito Santo che  trasforma le loro vite”.
La Sua visita in terra molisana, il Suo passaggio nella nostra Aula Magna costituiscono una meravigliosa sorpresa; un evento straordinario che rompe gli schemi; un’altissima testimonianza di quanto sia importante continuare a guardare al futuro con il coraggio dell’ottimismo. Una testimonianza che, in una fase difficile per tutti, in un momento in cui prevale la sfiducia, infonde speranza e sprona all’impegno.  Benvenuto tra noi e grazie di cuore, Santo Padre.
Questo territorio, geograficamente centrale ma socialmente ed economicamente periferico, ricco di risorse naturali, di cultura, di tradizioni, soprattutto di umanità, abitato da gente onesta, sobria ed operosa, costituisce un prototipo delle tante periferie d’Italia e del mondo.
Il Molise non è distante in linea d’aria da grandi aree metropolitane. Eppure, non solo per la conformazione appenninica del territorio, qui si avverte un senso di lontananza dai luoghi del potere, un senso di irrilevanza, di abbandono; una difficoltà a farsi prendere in considerazione.  In una società che attribuisce rilievo solo alle realtà “macro”, i numeri piccoli del Molise condannano inesorabilmente alla marginalità. Spesso ci sentiamo dire: ma cosa conta il Molise ?
Non è casuale che questa magnifica regione sia stata una terra di emigrazione e che ancora oggi molti giovani, anche laureati, siano costretti ad abbandonarla alla ricerca di lavoro, con un progressivo svuotamento dei tanti piccoli e antichi comuni che la compongono.
Il lavoro è l’emergenza del tempo presente, che qui da noi sta generando nuove povertà, come possono testimoniare tanti lavoratori presenti. Le crisi si abbattono infatti con maggiore virulenza proprio sulle periferie. Moltissime imprese hanno chiuso i battenti. Anche questa Università, istituzione sana e vitale,  attraversa una stagione difficile. I nostri giovani non hanno, a parità di merito, le stesse chances dei propri colleghi di altri atenei. Le risorse vengono infatti distribuite con criteri penalizzanti per chi opera in contesti territoriali meno floridi.
I consumi si sono ridotti drasticamente, con intuibili conseguenze sul piccolo commercio e sullo splendido artigianato locale.
Eppure il Molise ha risorse preziose da cui poter ripartire: la terra e il mare, l’ambiente salubre, i beni culturali, l’operosità, l’onestà della sua gente, l’assenza di mafie e camorre; la sua dimensione piccola che semplifica. Risorse che la Sua visita, così straordinaria, ci spingerà a mettere meglio a frutto.
Con questo auspicio, abbiamo scelto di donarLe, insieme al nostro sigillo, un’opera di Antonio Di Maria, dal titolo “Maternità rurale”, che vuole appunto esprimere il legame intimo, proprio di questa regione, tra la “madre terra” e la fecondità, in una prospettiva che Mons. Bregantini, a cui va il nostro grato ringraziamento, ha fortemente valorizzato.
Santo Padre, l’amorevole attenzione che in questa giornata irripetibile ci ha rivolto, decidendo di venire a trovare proprio noi, tra milioni di persone che l’attendono in tutto il mondo, rappresenta un evento meraviglioso, che ci rinfranca e ci restituisce il coraggio per affrontare le difficoltà. Assistendo pochi minuti fa all’atterraggio del Suo elicottero ho pensato con commozione all’incipit del secondo capitolo degli Atti degli Apostoli: “Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, come di un vento che si abbatte gagliardo, un vento che riempì tutta la casa dove si trovavano”.
Santo Padre, grazie per averci oggi riaperto il cuore alla speranza.

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