-22.05.1978 legalizzazione dell’aborto.
-22.05.2018: 6.000.000 di bambini non nati,a causa di aborti non terapeutici procurati in cliniche e in strutture ospedaliere, senza contare gli aborti silenti e indolori provocati dall’uso di pillole assassine (del giorno dopo, di due giorni dopo etc).
Questo anniversario è un’occasione in più per quantificare numericamente i danni causati dalla promulgazione di una legge scellerata che voleva essere una pietra miliare nell’ esercizio della democrazia. In realtà, si è rivelata pietra di scandalo di un fondamentalismo libertario frutto dell’iperindividualismo post moderno (concetti analizzati e spiegati dal filosofo Botturi). L’uso della libertà fine a se stessa, svincolata sia dal bene dell’individuo che dal bene comune ha realizzato un eccidio; è come se in questi 40 anni fossero venute meno 20 regioni Molise di bambini, uomini e donne che avrebbero generato altra vita e benessere economico per tutta la società. Oltre a questi danni “materiali”, sarebbero da ricordare e compatire i seri traumi psicologici ed emotivi per le donne che hanno deciso di abortire.
Oggi ci troviamo a vivere un vero e proprio inverno demografico quasi inarrestabile, con una conseguente stagnazione economica e progressiva perdita di un’identità culturale (a tutto questo l’unica soluzione individuata dagli ultimi governi è stata l’immigrazione indiscriminata).
Altra conseguenza negativa della legge 194 è che il servizio sanitario si fa carico del ticket per l’aborto: è come se, di fatto, ognuno di noi attraverso le tasse contribuisse a questi omicidi.
Una società che non fa figli è una società senza futuro: verità incontrovertibile.
Il PdF Molise, nelle persone del coordinatore nazionale Mirko De Carli e dei coordinatori regionali Erica Palmisciano e Gabriele Di Cienzo, vuole promuovere una cultura di vita che passi per steps intermedi già realizzabili a livello regionale, come appunto l’introduzione del ticket per chi vuole abortire. Perché pagare il ticket per prestazioni essenziali e non per abortire?
In Molise il PdF agirà per tradurre questa proposta in realtà amministrativa.
Sulla stessa scia di fondamentalismo libertario si innesta anche l’imposizione che il gay pride diventi un fatto culturale.
Tali manifestazioni, seppur costituzionalmente lecite, partono dall’iniziativa di privati cittadini e non sono di rilevanza pubblica. Inoltre spesso e volentieri ospitano al loro interno situazioni che feriscono la sensibilità di molte persone e anche atti incostituzionali, non tollerabili, di vilipendio al buon nome della religione o di chi la rappresenta (per fare un esempio di recente accadimento basti vedere la vignetta di sponsorizzazione del Bergamo Pride dello scorso 19 maggio con Gesù come soggetto o la foto di un “papa Francesco” in bikini durante la stessa manifestazione). Per tali motivi riteniamo che il gay pride non debba trovare negli enti pubblici come la Regione Molise soggetti che lo finanzino o sponsorizzino fin quando non ci sarà un vero organo di controllo su eventuali iniziative volte a ledere o ad offendere i diritti costituzionali di cui in art.403 e art. 404
Il Popolo della Famiglia per una Cultura di vita e di vera Libertà. La Regione Molise non finanzi il gay pride
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